Leggi gli articoli di oggi:
- Fantasia, nutrimento dell’infanzia, nei volti dei bambini
- Annabella Giordano e quel poetico smarrirsi tra i calanchi
- I parchi letterari più belli della Basilicata
- Viaggio fotografico intimo e poetico alla Rabatana di Tursi
“M’accompagna lo zirlìo dei grilli/e il suono del campano al collo/d’un’inquieta capretta./Il vento mi fascia/di sottilissimi nastri d’argento/e là, nell’ombra delle nubi sperduto,/giace in frantumi un paesetto lucano.”
Sembra di vederlo, il sorriso del giovane Rocco Scotellaro che torna finalmente in casa, mentre gli vengono in mente questi versi. C’è tutta l’euforia dell’attesa del paese che si disegna lentamente all’orizzonte fino a diventare visibile allo sguardo e poi quasi afferrabile in un giorno pieno d’estate.
Mentre intorno è un punteggiare di capre e pecore al pascolo, la sinfonia dei grilli urla la sua allegria al vento.
La Basilicata è una terra poetica come poche altre, perché disegna nei suoi paesaggi tutte le emozioni umane: rabbia, dolore, gioia, passione, amore, paura… l’umanità ferina si rispecchia nel territori lucani come mai altrove.
Tutto può diventare un consapevole paesaggio dell’anima, in una Basilicata struggente e poetica da non dimenticare.
I sentieri dell’anima viaggiano anche in funzione delle nostre radici e del nostro passato. Pensieri, sogni e chimere alimentate nell’infanzia e che hanno descritto i voli che avremmo fatto (o non fatto) da adulti. Un sorriso di luce nascosto nelle vecchie pagine di un album fotografico, come quello che prende vita e forma nel volume, edito da Typimedia editore “Come eravamo – Potenza”.
Di che colore sono fatte le immagini poetiche che prendono forma nella mente degli attori quando indossano le loro maschere? A questa domanda può forse rispondere Annabella Giordano che descrive la sua Basilicata con struggimento. Una sensazione che assume le sembianze ocra dei calanchi, nei giorni d’estate.
“Sotto di me c’era il burrone; davanti, senza che nulla si frapponesse allo sguardo, l’infinita distesa delle argille aride, senza un segno di vita umana, ondulanti nel sole a perdita d’occhio, fin dove, lontanissime parevano sciogliersi nel cielo bianco”. Le parole incantate di Carlo Levi c’inseguono ad Aliano mentre passeggiamo tra i parchi letterari più belli della Basilicata e continuano a parlarci in mille lingue diverse, tutte ugualmente amate e comprese. Come qualcosa di simile o di familiare, se non d’innato: come le emozioni, come la poesia.
Echi di arabi, di storia millenaria e di danza poetica risuonano nella Rabatana di Tursi, il paese degli aranci. Ovunque, si elevano i versi del poeta tursitano Albino Pierro che fece del dialetto di questo splendido borgo una lingua da Nobel. Oggi, celebriamo la parte più antica di questo abitato con una serie di scatti memorabili da Instagram, che ci fanno venire una gran voglia di partire.