10 cose da fare e da vedere a Moliterno
Peperone crusco, l’oro rosso lucano che mette d’accordo tutti
La magia dei campanacci di San Mauro Forte
La Statua di Sant’Eufemia nella chiesa di Irsina
Aggregazione e condivisione. Sono queste le parole chiave nascoste tra le pieghe dei borghi autentici d’Italia. Posti straordinari a volti messi a dura prova dallo spopolamento in cui le popolazioni locali fanno rete e si aggrappano tenacemente alla proprie identità e storia. Comunità educanti (ed ospitanti) aperte all’esterno che hanno deciso di porre come punto di partenza di rinascita e sviluppo loro stessi e l’intero territorio, nella sua sognante complessità e bellezza.
Partiamo con gioia da Moliterno per scoprire alcuni di questi borghi autentici e facciamolo arrampicandoci verso il suo castello imponente: la massiccia torre di avvistamento longobarda è un ammiccante invito a iniziare il tour tra le 10 cose da fare e da vedere a Moliterno che non ci deluderà. Ma, una volta in più, è bene elargire un piccolo consiglio spassionato: tutto, qui, sarà ancora più bello se accompagnato da un pezzo del tipico pecorino canestrato…
Differentemente da come si potrebbe pensare, però, questo comune non è solo portatore di una gastronomica vivacità gaudente: la cultura, infatti, si respira ovunque, anche grazie al MAM un complesso di 7 musei, ognuno dedicato a una diversa forma d’arte, dall’arte contemporanea, alla ceramica fino a farci arrendere di fronte alla meraviglia di una ricca collezione di libri dei maggiori scrittori lucani.
Da Moliterno, proseguiamo verso San Mauro Forte: un altro borgo autentico. Il paese è bellissimo e si produce un olio aromatico e delicato. La sua fama, però, valica i confini regionali grazie alla manifestazione popolare dedicata a Sant’Antonio che apre il periodo del carnevale: è la festa del campanaccio. Il 17 gennaio, persone dai lunghi mantelli scuri attraversano il paese; hanno cappelli di paglia sul capo e campanacci appesi al collo. Sono tanti, quasi mille. Il loro frastuono invade il territorio, tanto che si potrebbe udirli anche in lontananza. Riviviamo questa intensa euforia attraverso un podcast.
Poi, andiamo alla scoperta dell’autenticità di Irsina. Tutto dà la misura della bellezza: la sua posizione, i campi di grano intorno, i suoi bottini, lunghi cunicoli usati nel Medioevo per canalizzare l’acqua. Ma è soprattutto entrando nella chiesa di Cattedrale di Santa Maria Assunta che si rimane a bocca aperta: qui, infatti, nel silenzio profumato d’incenso dell’edificio sosteniamo a malapena lo sguardo dolcemente vivo di Sant’Eufemia. Capolavoro ligneo, è attribuito ad Andrea Mantegna, pittore amatissimo del Rinascimento italiano
Parlando di autenticità, infine, non possiamo evitare di coinvolgere il prodotto che più di qualunque altro è iconico, presente nella dispensa di chi resta così come in quella di chi parte: sua maestà il peperone crusco. Per farlo ci dirigiamo verso Senise, il luogo che irradia “lucanità” grazie al sapore dolce e croccante di un alimento che, seppure molto imitato, non ha eguali.