Museo Naturalistico e Paleontologico di Rotonda
La Basilicata degli “Animali fantastici”, tra elefanti e balene
Vincenzo Ventricelli scopre “Giuliana”, un fossile di balena del Pleistocene
Il parco paleolitico di Atella, impronte di rabbia e mistero
La memoria è un concetto fluido, malleabile e duttile. Pur di restare, sa usare ogni materiale e può persino passare, invariata, da un supporto all’altro. Attraverso le generazioni, scava solchi e strade per trovare il modo di riemergere. Probabilmente, però, la forma che le è più congeniale è quella legata alla pietra. Impressa in rocce sedimentarie, la memoria sa tornare come un faro, sprigionando la forza del vero anche dopo migliaia, se non milioni di anni.
In Basilicata, questo dato è particolarmente evidente. Tra i sedimenti argillosi dei Calanchi o nelle masse geologiche di Sasso di Castalda, il passato – preferibilmente preistorico – affiora senza sosta. Frammenti ossei o di minuscole conchiglie riemergono dalle cave o dalle rocce dei boschi mentre fossili enormi appaiono all’improvviso e ci raccontano la storia del nostro territorio e delle vite che lo hanno attraversato.
Accade a Rotonda, nel parco del Pollino, dove lo scheletro (quasi) completo di un elefante antico di almeno 500 000 anni è riapparso nella valle del Mercure. In un istante, la verità sepolta da secoli di sedimenti e giorni è ritornata, spiegandoci la complessità di un ecosistema sparito che oggi rivive nel bellissimo Museo naturalistico e paleontologico del Pollino.
Qualcosa di simile accade anche nel Parco Paleolitico di Atella, con le impronte di rabbia e di mistero di un pachiderma braccato da un gruppo di homo erectus. Ciò che accadde in quel giorno lontanissimo è evidente grazie alla pietra e ha aperto scenari di scoperta stupefacenti sui metodi venatori preistorici.
Ma c’è ancora dell’altro. Oltre un milione di anni fa il mare si allungava nel materano dove la colossale balena Giuliana nuotava con i suoi 26 metri di muscoli e ossa. È riemersa il 6 agosto 2006 da un sogno fatato di Vincenzo Ventricelli per poi ammantare di bellezza la realtà di tutti i lucani.
Da queste fantasticherie ritorniamo alla realtà contemporanea grazie al battito gioioso di mani di un bambino: è una reazione del tutto normale quando ci si incammina sulle strade degli animali fantastici della nostra preistoria.