Siete mai stati a Barile? Questo bellissimo paese del Vulture nasconde meraviglie ovunque come il parco urbano delle cantine (che ha conquistato anche Pasolini). Un posto bellissimo in cui riconoscere una vivace comunità arbereshe e che funge da ispirazione per molti registi. Ma è anche un posto dove assaggiare piatti della tradizione indimenticabili!
Leggi gli articoli di oggi:
- 10 cose da fare a Barile
- Il parco urbano delle cantine di Barile
- Barile, la Betlemme di Pasolini
- Un giorno della vita, l’amore per il cinema nelle città federiciane
- Tumact me tulez, il gusto della tradizione
- Le comunità lucane dell’Arbëria: la “nazione” diffusa
- L’olio del Vulture
A Barile tutto è buono: dal vino all’olio, olfatto e gusto sono sollecitati in una girandola effervescente di sensazioni straordinarie. Inoltre, è un luogo davvero unico: famoso per le sue origini arbëreshe (greco-albanese), di cui ancora oggi conserva tracce nella propria cultura, è vivo testimone di riti antichissimi, come quelli legati alla Settimana Santa e alle processioni del Venerdì Santo e nasconde luoghi che solleticano l’immaginazione di artisti e sognatori. Andiamo a scoprire insieme questo paese incantato.
LE 10 COSE DA FARE ASSOLUTAMENTE A BARILE
C’è una qualche allegria nel centro storico di Barile in cui si mostrano senza sforzo molte testimonianze delle tradizioni arbëreshë, tra archi, piazze, portali e stradine lastricate. I tanti palazzi storici e le architetture religiose si svelano a ogni incrocio, crocevia di persone gentilissime che parlano un dialetto che è l’essenza stessa di questo luogo magico e che viene voglia di imparare. Scopri qui le 10 cose da non perdere a Barile.
LA MAGIA DEL PARCO URBANO DELLE CANTINE
Il nome in lingua arbëreshë del Parco Urbano delle Cantine – un luogo dedicato all’arte di Bacco e alla produzione del vino – è Shesh, dal nome della collina tufacea dove originariamente viveva la comunità locale. Si tratta di 120 cantine vinicole che hanno ispirato Pier Paolo Pasolini che le ha usate come set per “Il Vangelo secondo Matteo”.
TUTTO IL GUSTO DELLA TRADIZIONE IN UN PRIMO DA LECCARSI I BAFFI (MA DAL NOME QUASI IMPRONUNCIABILE…)
Il Tumact me tulez è un primo piatto casereccio tipico del paese di Barile e contaminato dalla cultura arbëreshë. Era il 1477 quando piccole colonie albanesi si stanziarono ai piedi del Monte Vulture e influenzarono la cucina del posto con nuovi sapori. Sono una vera goduria per il palato queste tagliatelle con sugo alle alici e alle noci e mollica di pane fritta. Scopri qui l’imperdibile ricetta!
Ambrato e dai riflessi verdi, il Vùlture DOP è diverso da ogni altro olio, e racconta la campagna da cui proviene.
Un olio che racconta la terra. Così può essere descritto l’Olio Extravergine di Oliva Vùlture DOP, prodotto che si distingue per il suo sapore dolce, lievemente amaro e con un leggero retrogusto piccante. Un gusto che deriva dal territorio a cui appartiene, le pendici dell’antico vulcano spento Vulture, e dalla varietà di oliva autoctona Ogliarola del Vulture. Per ottenere il marchio di Olio Extravergine di Oliva Vùlture DOP, il prodotto deve seguire delle regole ben precise dettate dalla Disciplinare che ne regola la produzione. Prima di tutto, la frangitura deve essere composta per almeno il 60% dall’oliva Ogliarola, ma è concessa l’aggiunta (non superiore al 40%) di altre varietà locali come le cultivar Coratina, Cima di Melfi, Palmarola, Provenzale, Cannellino, Rotondella, Nocellara, la poco conosciuta Ladolia e le più diffuse varietà Leccino e Frantoio. Continua a leggere a questo link.