Per definire la loro nazione, le minoranze albanesi d’Italia usano il termine “Arbëria”, un’area che comprende 50 isole etno-linguistiche diffuse in tutta l’Italia meridionale. Provenienti dall’Albania e da comunità albanofone della Grecia, gli arbëreshë si stabilirono in Italia tra il XV e il XVIII secolo, dopo la morte dell’eroe nazionale Giorgio Castriota Skanderbeg, per sfuggire alla conquista dell’Albania da parte dei turchi ottomani.
Sono 5 le comunità arbëreshë che hanno trovato rifugio in Basilicata, dove conservano la loro identità culturale, i cui tratti salienti sono la lingua, il rito greco-bizantino, le danze, i canti, il folklore e i preziosi abiti tradizionali.
Dislocate in due aree differenti, offrono l’occasione per immergersi in una cultura antichissima ed esplorare contesti naturalistici meravigliosi: San Paolo e San Costantino Albanese dominano la valle del Sarmento, nel Parco del Pollino, mentre Barile, Ginestra e Maschito sono raccolti tra i monti e i boschi del Vulture, zona vulcanica del pregiato vino Aglianico DOC.
Le strade di San Costantino Albanese (Shën Kostandini i Arbëreshëvet) hanno la doppia toponomastica: il borgo mantiene intatta la lingua, i costumi e l’antico rito greco bizantino. Molto radicata è la conservazione della quotidianità del popolo albanese.

La chiesa di San Costantino il Grande a San Costantino Albanese (PZ) (foto di Dancar/Shutterstock)
San Paolo Albanese (Shën Pali i Arbëreshëvet, il paese più piccolo della Basilicata, custodisce radici e identità nel museo della cultura arbëreshë. La festa di San Rocco, il 16 agosto, è l’occasione per vivere le antiche tradizioni e ammirare i costumi tipici, anticamente cuciti con il filo ricavato dalle ginestre.
Barile (Barilli) è famosa per il parco urbano delle cantine, grotte tufacee in cui viene prodotto l’Aglianico. A ottobre si svolge la manifestazione enogastronomica “Tumar Me Tulez”, nome di un piatto tipico albanese a base di tagliatelle di grano duro condite con un sugo alle noci e mollica di pane fritta.
Non molto distante, Ginestra (Zhura), deve il suo nome alla pianta, che ricopre i suoi pendii erbosi. La lingua albanese rivive nella parlata degli anziani e nei canti popolari. I suoi abitanti sono definiti Zhurian, in onore del patriarca Zhura, che condusse la prima comunità di esuli a stabilirsi tra le colline del vulture.
Quando si parla di Maschito (Mashqiti) si parla di Aglianico. La cultura albanese riecheggia nella “Retnés”, una rievocazione storica in costume arbëreshë che si svolge ad agosto, in cui vengono rappresentati gli scontri tra le 2 etnie fondatrici di Maschito, i Greci di Corone e gli Albanesi di Scutari.
È prezioso il patrimonio delle comunità arbëreshë che, grazie alla trasmissione orale hanno saputo proteggere l’antica cultura della terra d’origine, laddove in Albania questa ha subito influenze e contaminazioni.