Hai mai pensato di fare il tour della Basilicata in bicicletta? Oggi partiamo con la guida di Typimedia editore “La ciclovia dei due mari, da Policoro a Maratea”. Da una costa all’altra passando per Noepoli, la diga di Monte Cotugno e fermandoci a Carbone ad assaggiare il gustoso tartufo del Serrapotamo…
LEGGI gli articoli di oggi:
- Basilicata bikeways – La ciclovia dei due mari da Policoro a Maratea
- 10 cose da fare a San Giorgio Lucano
- la diga di Monte Cotugno
- Il tartufo bianco del Serrapotamo, un tesoro pregiato
Quale strada imboccare, quale direzione prendere… ci sono dei momenti in cui questo dilemma cruciale non è poi così rilevante perché tornare indietro e rimettersi sui propri passi o imboccare una strada alternativa, a volte, può essere semplice e anche interessante. Come succede, ad esempio, durante alcune gite sulle due ruote, quando si parte alla scoperta del territorio unico della Basilicata, tra latrati di luce e alchimie di profumi.
Del resto, viaggiare lenti è il modo migliore per appropriarsi dell’anima di un posto, fino a carpirne le radici e le potenzialità e lasciarsene inebriare fino al midollo. Per questo non possiamo non immergerci con gusto nella lettura de “La ciclovia dei due mari, da Policoro a Maratea” , il secondo volume dedicato al cicloturismo in Basilicata della collana “le tartarughine” di Typimedia editore.
Il libro è uno straordinario condensato di percorsi e di esperienze possibili, ma è anche un importante compendio su tutte le piccole e grandi accortezze cui tenere conto quando si parte per un viaggio in bici impegnativo come quello che ci consente di scoprire la Basilicata da est a ovest. Nel volume, scritto da Manuela Lapenta, Simon Laurenzana e Gerardo Smaldone, infatti, non mancano le informazioni più puntuali e utili per il viaggiatore ciclista: da dove trovare dell’acqua potabile, ad esempio, fino ai consigli pratici di comportamento in caso di (rari) incontri-scontro con cani randagi poco amichevoli.
Non solo, la guida ci porta alla scoperta del territorio lucano fino alle sue minuzie: dal sapore del pane di Matera e del peperone crusco di Senise, fino alla straripante luce gialla che inonda Viggianello e dintorni durante i mesi estivi.
Addentrandoci nella dimensione a due ruote indotta da questa libro, ci soffermiamo a visitare alcuni luoghi incantevoli ma che, spesso, sono poco battuti e che rimangono fuori dai normali itinerari turistici e cicloturistici come l’invaso più grande d’Europa, la diga di Monte Cotugno lungo la strada tra Valsinni e Chiaromonte, o Carbone, dove si può degustare il pregiato tartufo bianco del Serrapotamo (per ulteriori info su questo prodotto dai un’occhiata alla mappa di Typemdia editore…).
Siete pronti a salire di nuovo in sella alla bici per pedalare nella Basilicata più autentica? Allora si parte per un nuovo cicloviaggio! Basilicata Bikeways. La ciclovia dei due mari, da Policoro a Maratea (partendo da Matera) è il secondo volume della collana “Le Tartarughine” dedicato al cicloturismo in Basilicata.
Curata dagli stessi autori de La ciclovia dei Boschi sacri, da Pescopagano a Castrovillari, i tre lucani doc – Manuela Lapenta, Simon Laurenzana (testi), Gerardo Smaldone (grafiche) e con le foto di Salvatore Laurenzana – che hanno reso la bici un mezzo non solo di trasporto, ma anche di libertà e di rivoluzione sociale, questa guida è uno strumento indispensabile sia per i cicloturisti in cerca di nuovi luoghi da scoprire al di fuori dei circuiti turistici tradizionali, sia per i lucani che vogliono ancora stupirsi per le bellezze che questa parte selvaggia d’Italia sa regalare.
Questa volta partiremo da Matera, la città dei Sassi patrimonio mondiale dell’Unesco, e si pedala tra due mari, lo Ionio e il Tirreno. Toccheremo borghi quali Policoro, con le sue splendide spiagge, Valsinni, paese della poetessa Isabella Morra ed Episcopia con la sua tradizione bizantina. Continua a leggere qui.
Credit – michelesantarsiere.itLungo l’itinerario in bici che ci porta fino a Maratea, indicato nel libro “La Ciclovia dei due mari” di Typimedia Editore, attraversiamo Valsinni seguendo vari corsi d’acqua e giungiamo fino a San Giorgio Lucano, un piccolo borgo molto grazioso e spesso del tutto fuori da ogni circuito turistico. Ed è un vero peccato.
Questo posto, infatti, è immerso nel silenzio tra gorgoglianti sorgenti e pittoresche fontane antiche che c’invitano al ristoro con i loro singulti ritmici. Incredibilmente pittoresche, poi, sono le Grotte scavate nella roccia arenaria dove si conservavano il vino e le derrate alimentari: sono circa 1200 e, fino a non troppo tempo fa, presso queste caverne si svolgeva la vita delle comunità locali, tanto che i sangiorgesi sono spesso chiamati dalle comunità vicine “il popolo dei grottaroli”. Scopri qui le 10 cose da fare e da vedere a San Giorgio Lucano.
Poco oltre, pedaliamo verso le timpe di Noepoli, con le loro guglie e i pinnacoli prima di scendere verso Senise. Ci troviamo di fronte la diga di Monte Cotugno, il più grande sbarramento idrico in terra battuta d’Europa. Misura 1850 metri di lunghezza, 60 di altezza e 260 di profondità e contiene circa 530 milioni di metri cubi d’acqua.
Da qui partono reti idriche atte al soddisfacimento del fabbisogno irriguo, industriale e potabile di Basilicata e Puglia, compreso lo stabilimento dell’ILVA di Taranto.
Al di là degli aspetti tecnici, anche il territorio ha un ruolo importante. Il bacino idrico è situato, infatti, al confine tra la Val d’Agri e le porte di accesso del Parco Nazionale del Pollino.
La lunga pedalata che comincia ad arrampicarsi su cime via, via più impervie, finiamo nella valle del torrente Serrapotamo, tra Chiaromonte e il Lago Sirino. Qui, non possiamo fare a meno di degustare un’eccellenza del territorio: il tartufo bianco. Inserito tra i prodotti agricoli tradizionali è detto “il re bianco” e ha la sua patria d’elezione a Carbone, entrata nel 2017 nell’elenco delle Città del tartufo, dove ogni anno il 31 ottobre e il 1° novembre si svolge la mostra mercato dedicata a questo pregiato tubero che cresce in simbiosi con alcune specie forestali tipiche, quali il salice, il nocciolo, il pioppo, l’ornello e il tiglio, solo per dirne alcune.
Il tartufo ha una superficie liscia e vellutata con un colore esterno che varia dall’ocra al marroncino, e una polpa interna dal colore bianco-grigiastro con variazioni sul nocciola. Le sue qualità organolettiche sono spesso superiori anche a quelle dei tartufi più famosi. Continua a leggere qui.
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