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Ci sono distanze immense che riusciamo a coprire in un battito di ciglia. Per attraversare 384.400 chilometri, infatti, ci basta un passo, compiuto sopra la sagoma ancestrale dei monti dell’Appennino Lucano, a Sasso di Castalda.
384.400 chilometri (metro più, metro meno…) separano la Terra dalla Luna.
Prima della missione dell’Apollo 11, l’unico a raggiungere il nostro satellite naturale era stato Astolfo, nell’Orlando furioso: era partito in groppa al suo ippogrifo alla ricerca dell’ampolla col senno perduto del cavaliere Orlando, cantato da Ludovico Ariosto. E, in effetti, la storia recente ci ha insegnato che per raggiungere la Luna occorre usare molta saggezza, tanta competenza, infinito coraggio e… un pizzico di follia visionaria: proprie le qualità che contraddistinguevano la “Tigre di Cape Canaveral”, Rocco Petrone, originario di Sasso di Castalda, splendido borgo arrampicato nella pace dei monti, tra fenditure nelle rocce che raccontano di antiche ere geologiche, sentieri arrampicati tra le vette che inneggiano alla musica e alla legalità e ponti sospesi per abbracciare in un istante tutta (o quasi) la meraviglia lucana.
Il 31 marzo 1926 nasce il figlio forse più famoso di Sasso di Castalda, Rocco Petrone. L’ingegnere visionario che portò gli uomini dell‘Apollo 11 sulla luna, con l’indomito coraggio dei migranti che affrontano viaggi inenarrabili attraverso il mare dove tutto è una sconosciuta chimera. Da ragazzo, trascorreva ore a disegnare razzi in grado di volare nello spazio e probabilmente amava perdersi nel manto blu fatato del cielo. Con questa stessa passione, figlio di migranti lucani proveniente da Sasso di Castalda, divenne uno degli esponenti di spicco della Nasa. Un sognatore, ma anche un matematico,
(foto pontetibetanosassodicastalda.com)
Sospesi nel vuoto a 100 metri d’altezza, ci fermiamo a osservare il cielo solcando, con un po’ di adrenalina addosso, il Ponte alla Luna, tra la meraviglia degli Appennini.
“Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me“. Questa frase di Kant, estrapolata dalla “Critica della ragion pratica” sembra adattarsi a pennello a Sasso di Castalda, un borgo stupendo dove la tensione scientifica verso il cosmo (espressa nel Ponte alla luna), si stempera con la capacità di sognare (propria dei percorsi naturalistici) e la vocazione alla giustizia espressa nell’ambito del bel sentiero della legalità. Un viaggio in tutte le sfumature della propria anima da non perdere.
“Guarda che luna” è un posto dove potersi riposare realizzando uno dei propri sogni da bambini: quello di dormire in una casa sull’albero, per regalare a chiunque lo desideri un’immersione nella natura.