Leggi gli articoli di oggi:
- Le strade dei calanchi
- Le Dolomiti lucane
- Il museo di storia naturale del Vulture
- La murgia materana e il monachesimo
Il 14 marzo si celebra la giornata del paesaggio e sono molte le iniziative messe in campo per celebrare questa ricorrenza, soprattutto nei Musei nazionali di Potenza e di Matera che propongono visite guidate per viaggi tra i capolavori dell’arte che inneggiano alle diverse peculiarità del paesaggio lucano.
Ma cosa s’intende esattamente per “paesaggio”?
“Il paesaggio è il territorio espressivo di identità, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali, umani e dalle loro interrelazioni”, si legge nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, e allora perché non approfittarne anche per percorrere le strade multiformi della Basilicata in cui l’espressione del lavoro nei campi; dell’arte e del monachesimo hanno così bene modellato le colline e le abitudini dei lucani?
Ci sembrerà di muoverci tra le fiabe, immersi in scenari potenti in cui l’agricoltura tesse trame di grano e d’ortica sui pendii dei monti, e le argille modellano le movenze di antichi mestieri.
I calanchi definiscono in qualche modo l’identità di borghi dalla bellezza unica, come quelli di Aliano o di Pisticci, e ne hanno caratterizzato le attività e il carattere. La seducente animosità delle argille disegna arabeschi bianchi tra le case e le strade, così come la storia ancestrale che si piega tra affioramenti di fossili e di memoria a ogni pendice dei calanchi.
Le Dolomiti Lucane, invece, sono indomite bellezze dalla fierezza variopinta: con la loro mole, segnano il tempo del pascolo e quello dei rovi. Costruiscono terreni perfetti per le ginestre con cui, in passato, si produceva quasi ogni cosa (persino i tessuti), e che fioriscono ancora a migliaia sui monti sul fare dell’estate. Tra le punte acuminate delle vette, sorgono paesi il cui splendore ci è invidiato ovunque nel mondo, come Castelmezzano e Pietrapertosa, in cui antichi arabi danzano con le streghe in una sinfonia che è giunta fino a noi.
La zona del Vulture, poi, è un fresco rincorrersi di sorgenti, di corsi d’acqua e vigneti che vi furono impiantati molti secoli fa, probabilmente anche prima dell’arrivo dei romani. Ma la bellezza di questo paesaggio è data anche dalla sua storia primordiale che arriva fino a 200 000 anni fa (e oltre), quando il vulcano si spense. Le tracce di tutto questo, con la bella flora e la fauna che popolano tuttala zona del vulture melfese, per poi stupirci per la natura benigna e generosa del Vulture, con i suoi paesaggi incantati, la cui storia e l’alto valore ecologico sono spiegati nel museo di storia naturale.
Infine, rechiamoci in volo sulle distese brulle della murgia materana, alla ricerca della loro anima più antica e religiosa, tra canti di monaci e affreschi silenti. Troveremo anche i 100 affreschi custoditi nella Cripta del peccato originale: raccontano una storia antica, che proviene dall’ingegno dei nostri avi che vissero in questi luoghi 500 anni prima di Giotto.