Ecco il collage degli articoli di oggi:
- Pietragalla, la città dei palmenti
- I fantasmi d’amore senza pace di Castel Lagopesole
- 10 cose da fare a Laurenzana
- Il Mestiere dell’acchiappatopi, quando affidarsi ai gatti non bastava
Il rumore degli zoccoli dei cavalli sul selciato, stridii di falconi, versi di cantastorie irriverenti. E, soprattutto i castelli. Bastano forse questi ultimi a evocare un intero mondo medievale che appare nella nostra mente più lusinghiero e benevolo di quanto, probabilmente, sia stato in realtà. Eppure, pochissimi periodi storici sono ammantati da un fascino maggiore del Medioevo e la Basilicata, grazie ai suoi scenari selvaggi e alle fortezze arroccate sulle alture, consente di addentrarsi in un viaggio a occhi aperti in cui ci è dato essere ogni cosa: streghe ammaliatrici, cavalieri senza macchia, sovrani illuminati, giullari divertenti o gentili dame dalle chiome fluenti.
Possiamo inseguire le nostre fantasticherie a Melfi, sulle strade di Federico II, o al castello di Lagopesole rincorrendo il fantasma di Elena degli Angeli, sul far della sera, per farci raccontare direttamente dalla sua ombra una triste storia d’amore, di morte e di prigionia.
A Laurenzana, osserviamo il maniero che governa l’abitato, in cima alla rupe, arcigno e muto, e girovaghiamo per il borgo alla scoperta delle sue meraviglie, cercando – tra l’Abetina e i palazzi storici – un motivo in più per innamorarci di questi luoghi, sospesi fuori dal tempo.
A Pietragalla, i palmenti sembrano rifugi del Piccolo Popolo. Ogni volta che varchiamo una delle soglie di queste costruzioni non possiamo fare a meno di avere la sensazione che folletti e gnomi (o hobbit…) siano scappati solo un attimo prima del nostro arrivo, lasciando il focolare ancora saturo di vino e del tepore della vita. Il Palazzo Ducale, poi, ci garantisce il salto nel tempo che volevamo, una volta di più.
Ma c’è qualcosa che dimentichiamo nel medioevo che stiamo costruendo passo dopo passo nella nostra mente; si tratta di una presenza ineludibile che spesso entrava nelle case, che condivideva gli spazi e si dileguava rapidamente nascondendosi in qualche pertugio: il topo.
Oggi, infatti, è difficile immaginare quanto questo animaletto sia stato familiare nei borghi e nella campagne medievali. E se solo immaginare il suo squittio vi fa orrore, non c’è di che preoccuparsi: per liberarsene, era sufficiente chiamare l’acchiappatopi. Un mestiere molto diffuso anche Medioevo lucano…