- 10 cose da fare a Castelsaraceno
- Castelsaraceno nel guinness col ponte tibetano più lungo del mondo
- Il museo della Pastorizia a Castelsaraceno
- The bridge – Rosticceria con vista…mozzafiato
Un giorno a Castelsaraceno. .. Chiudiamo gli occhi e tratteniamo il respiro, un po’ più a lungo di quanto sarebbe necessario. Poi, facciamo un passo.
Siamo sul ponte tibetano più lungo del mondo, a Castelsaraceno, tra il parco del Pollino e quello dell’Appenino Val D’Agri Lagonegrese (leggi qui l’articolo sul ponte tibetano). 586 metri ci separano dall’atra parte… Ma, quanto può essere lungo mezzo chilometro sospesi nell’aria a 80 metri dal suolo? Cerchiamo una risposta, l’unica cosa a cui riusciamo a pensare è che davvero molto, molto lungo. E il sudore già ci imperla la fronte. Eppure, a metà, qualcosa comincia a cambiare: l’adrenalina scema, le gambe si fanno più salde e il cuore pulsa più lentamente. Siamo abbracciati dai monti; non rimane che la meraviglia. Alla fine, viene voglia di ricominciare e di allargare le braccia per accarezzare tutta la natura che abbiamo intorno.
Accade qui, a Castelsaraceno, borgo edificato nel 1031 dai Saraceni, sullo sperone roccioso “La Tempa”. Ci divertiamo a scoprire ogni particolarità di questo comune, tra rocce e vicoli ciechi (i cosiddetti supporti) scoprendole anche grazie alla mappa suggerite dalle nostre 10 cose da fare e da vedere (leggi qui).
Tra un’attività e un’altra, ci riposiamo a The bridge, la rosticceria su vista mozzafiato sul ponte tibetano (questa lunga passerella sull’infinito ci chiama sempre, come una sirena…). Pizze, “crocché” e panzerotti ci cullano come vecchie nonne che abbiano sentito troppo a lungo la nostra mancanza. La vasta scelta di birra riesce, invece, a mettere a proprio agio anche quanti hanno ancora la ginocchia tremanti dopo la traversata a mezz’aria.
Rifocillati, proseguiamo il nostro tour a Castelsaraceno. Alcune parole ci guidano come fili di Arianna nel labirinto della nostra mente al museo multimediale della pastorizia. Si tratta di termini come “contesto, spazio, tempo, saperi e memoria”. In queste vertigini lo scenario rurale rivive davanti ai nostri occhi e sulla nostra pelle, increspata da un brivido di commozione. All’esterno, già proviamo il desiderio di metterci in cammino sulle vie della transumanza. Ma c’è un’altra cosa da fare prima.
Chiudiamo gli occhi e poi un passo. Veloci. Sul ponte tibetano. Sospesi a mezzaria come uccelli. Di nuovo!