Leggi gli articoli di oggi:
- La statua di Sant’Eufemia a Irsina
- Il polittico di Pietrapertosa, tra luce e “Umbria”
- Nella Cattedrale di Rapolla, i bassorilievi di Sarolo
- Il contrasto negli affreschi di Santa Margherita a Melfi
Come in una caccia al tesoro, seguiamo i segni dei piccoli tesori nascosti in Basilicata. Per trovarli, dovremo forse attraversare piazze affollate, ma solo per rintanarci nei piccoli spazi delle chiese, profumati d’incenso e cera, con tutto il raccoglimento necessario a sublimare la meraviglia che promana dalle opere d’arte. Il viaggio è a passo lento, con la certezza che dietro ogni porta potrebbe celarsi un segreto o un pregevole segno di cultura e storia. Attenzione, cura e dedizione verso il bello saranno le nostre guide. Per incamminarci, tracciamo segni su una mappa che rannoda Melfi e Irsina, passando per Pietrapertosa.
Sappiamo già che altre eleganti meraviglie ci attendono, celandosi in ciascuno dei 131 paesi e città della nostra regione. Con questa convinzione, partiamo
Sant’Eufemia è un capolavoro attribuito al Mantegna. Basterebbe questo dato per renderla una delle imperdibili meraviglie della Basilicata. Eppure non sarebbe sufficiente: il bello dell’arte è quanto non si può scrivere ma vaga, tra intelletto e cuore, nella nostra anima e qualcosa di simile a una carezza ci avvolge al cospetto di questo capolavoro ligneo che ci guarda, con materna comprensione nella cattedrale del bel borgo in provincia di Matera.
Nella chiesa del convento di San Francesco, a Pietrapertosa, echi della scuola napoletana e di quella umbro-marchigiana ci giungono grazie a un polittico dalla bellezza celestiale. Si tratta di uno dei momenti di massimo splendore dell’arte rinascimentale in Basilicata. L’attribuzione è incerta, e oscilla tra il maestro ebolitano Giovanni Luce e Francesco da Tolentino. Ciò che resta è lo splendore di questa opera che riluce tra le Dolomiti Lucane.
La storia, a Rapolla, è anticamente suggestiva ma è stata sepolta sotto diversi movimenti tellurici che, in alcuni casi, ne hanno modificato la percezione. Accade, forse, nella chiesa concattedrale di San Michele che doveva avere, tra XII e XIII secolo, i caratteri della magnificenza. Oggi, di quello splendore sono rimasti soprattutto i bassorilievi di Melchiorre da Montalbano e Sarolo di Muro Lucano, dei due maggiori lapicidi della Basilicata in epoca federiciana. Tra delicatezza artistica e uno spiccato senso del grottesco.
Pochi affreschi congelano lo stupore come “il contrasto dei vivi e dei morti” che si trova nella chiesa rupestre di Santa Margherita, a Melfi. Il meglio dell’arte figurativa pugliese-bizantina si fonde con quella catalana-roussilonese in quest’opera di grande impatto. Le immagini non possono non suggerire decise riflessioni, complici anche un certo senso del macabro. Tra le figure il falconiere si suppone possa essere Federico II, imperatore immobile in un incantesimo senza tempo che ancora dura.