Ecco il collage di articoli di oggi:
- Il castello di Monteserico conquista il National Geographic
- Il Sarcofago di Rapolla nel Museo di Melfi
- La fontana Cavallina, moderno ninfea di rara eleganza
- 10 cose da fare a Palazzo San Gervasio
“L’Appia è meno faticosa per chi lento procede”, scriveva Quinto Orazio Flacco nel suo satirico resoconto di viaggio lungo la Regina Viarum e, probabilmente, dovremmo tenere a mente queste parole prima di iniziare il nostro itinerario lucano alla scoperta dell’arteria più famosa del mondo antico.
L’asse portante della colonizzazione di Roma oltre il Sannio, tra Venosa e l’area apula, è nata 2300 anni fa ed è stata calpestata nei secoli da migliaia, se non milioni, di viandanti: nel Medioevo erano i pellegrini che muovevano verso la Terra Santa, nel 1800 erano pastori, briganti e commercianti sul tracciato recuperato dal “Regio Tratturo”. Oggi, la via Appia è candidata a entrare tra i patrimoni dell’umanità Unesco. Del resto, come potrebbe non esserlo un’infrastruttura che ha saputo avvicinare, nel tempo, le popolazioni italiche e lungo la quale si sono raccolte opere d’arte e testimonianze straordinarie della nostra storia?
Melfi, Venosa, Palazzo San Gervasio e Genzano di Lucania sono i 4 comuni della Basilicata che saranno interessati da progetti finalizzati alla valorizzazione della via Appia e che, oggi, vogliamo visitare.
A Genzano di Lucania, nei pressi dell’antico tracciato, ci fermiamo ad ammirare il borgo con una sosta fuori dal tempo alla Fontana cavallina, una delle più belle fontane italiane, prima di proseguire verso il Castello di Monteserico. Questo capolavoro medievale è inserito in uno dei paesaggi più suggestivi della Basilicata e corrisponde a una delle “100 piccole deviazioni” individuate lungo l’intero percorso dell’Appia antica che permettono di visitare punti panoramici e siti archeologici di pregio.
A Venosa, l’attenzione si concentra soprattutto nella zona dell’insediamento di Sanzanello dove sono ancora evidenti le varie fasi della costruzione dell’arteria regina dei romani.
Procedendo in prossimità del tracciato della via Appia verso Melfi, nell’agro di Rapolla, fu ritrovato uno degli esempi più fulgidi della ricchezza culturale e artistica dell’epoca romana: si tratta del sarcofago di Rapolla: un gioiello istoriato su tutti i lati riconoscibile per il bianco lucore marmoreo conservato nello splendido Museo nazionale nel castello di Melfi.
In tutto questo vagabondare sulle strade degli antichi, risuonano ancora nella mente i versi di Orazio che, in un punto imprecisato tra la Campania e la Puglia così recita: “In una cittadina che non si può mettere in versi, ma è facilissimo capire qual è, si vende a minor prezzo che altrove l’acqua e il pane è di gran lunga il più buono“.
Non ci sono puntelli cui aggrapparsi per scoprire quale sia il posto citato dal poeta, ma non ci risulta difficile credere che si tratti proprio di uno dei borghi in cui l’Appia s’incuneava in Basilicata (magari proprio Palazzo San Gervasio, nota ancora oggi per i suoi prodotti da forno deliziosi..). Tra sorgenti abbondanti e campi di grano diffusi, in mezzo ai resti lastricati di frammenti di cultura, arte e sapori in cui continuiamo a scavare la nostra storia.