- Gli Arabi in Basilicata, una dominazione tramutata in sodalizio
- Tricarico, la città arabo-normanna
- 10 cose da fare a Tursi
- 10 cose da fare a Pietrapertosa
Intorno al X secolo, in Basilicata, le scorrerie degli Arabi terrorizzavano le popolazioni lucane. Soprattutto nei dintorni di Tricarico, la loro presenza era viva e presente e la paura serpeggiava ovunque, sotto il rumore degli zoccoli dei loro cavalli e il brillio cieco delle scimitarre. Ma gli Arabi non furono solo dolore e terrore. Ovunque arrivarono portarono anche cultura, novità e solidi commerci. Alcuni centri storici ci parlano di loro e attraversarli è una gioia. Così come alcune parole di origine araba che ci sono rimaste attaccate addosso e che sono di uso comune – come “ciofeca” e zuquarèdd (termine usato per designare una funicella) – ma ce ne sono molte altre aggrappate ai nostri dialetti come grappoli di vite sulla pianta.
Oggi, ci muoviamo tra gli echi esotici delle nostre radici. Lo facciamo in un itinerario sinuoso tra Tursi, Tricarico e Pietrapertosa (leggi qui l’articolo).
In quest’ultimo comune arroccato a 1000 metri, scorriamo felici nell’Arabata (a’Ravt in dialetto) con un’ansia in più ad agosto quando ha luogo un’importante rievocazione storica (scopri di più nelle 10 cose da fare a Pietrapertosa).
A Tricarico, viaggiamo a ritroso nel tempo nella Rabata, uno dei centri storici meglio conservati della Basilicata. Qui, si diffusero tecniche di irrigazione che diedero vita a una miriade di orti alimentati dalla canalizzazione delle acque sorgive di impianto arabo. Quasi un sortilegio, ma dettato della conoscenza e dalla condivisione di due mondi diversi (guarda qui il video della Città arabo-normanna).
A Tursi, infine, la Rabatana è un dedalo verticale, con vicoli e cunicoli affacciati su burroni pieni di grotte… I versi del poeta tursitano Albino Pierro sono come sospesi nell’aria e ci accolgono con l’ansia di restare e di disfare definitivamente le valigie (leggi qui le 10 cose da fare a Tursi).
Visitiamo questi tre borghi con l’eccitazione febbrile delle cose antiche travestite da novità davanti agli occhi. Nelle piazzette, alcuni volti ci sorprendono per i lineamenti affilati dal vento e gli occhi taglienti: ci ricordano quelli degli arabi. Qualcosa che ancora scorre nel nostro sangue.