“In un’aria vulcanica, fortemente accensibile/gli alberi respirano con un palpito inconsueto;/le querce ingrossano i ceppi con la sostanza del cielo (Leonardo Sinisgalli)”.
La poesia è intimamente legata alla Basilicata ed è proprio a lei che dedichiamo la copertina di oggi. La nostra regione è pregna di lirismo e non solo perché, qui, hanno avuto i natali letterati come Orazio e Vito Riviello, ma anche perché i suoi stessi paesaggi sono poetici e lo sono i volti delle persone. Si rincorrono in un tempo che si muove eppure è sempre lo stesso, gioiosamente bloccato in uno scenario irripetibile, tra i calanchi, il castello di Lagopesole, le campagne e i picchi aspri di alcuni monti. Per non parlare della muta frenesia della Gravina che abbraccia Matera. Basta un nulla, qui, per scomporci in 1000 frammenti luminosi: ognuno dei quali è un verso, anche se spesso inconsapevole. Proprio per dare maggiore slancio a questa innata propensione lucana e, insieme, promuovere la crescita culturale della collettività alimentando sentimenti di inclusione, nasce il progetto “Amabili confini”, che introduciamo nella cover di oggi e che offre a chiunque la possibilità di partecipare a questa iniziativa con un racconto breve o una poesia. Nessuna giuria, nessun giudice: rimane solo con la capacità di emozionare e di emozionarsi.
Ma la grammatica delle sensazioni si ferma davanti a Leonardo Sinisgalli, di cui parliamo nel nostro almanacco e che, forse, più di chiunque altro, ha saputo cogliere il carattere intimo delle persone della Basilicata. Poi, nel nostro WayHistory, ci inchiniamo di fronte a Rocco Scotellaro, morto appena trentenne ma già adorato da Eugenio Montale che l’ha descritto come il variopinto “Chagall della poesia”.
Infine, conosciamo il poeta Albino Pierro che ha saputo plasmare poeticamente la lingua tursitana facendola conoscere a tutto il mondo tanto sfiorare, per ben due volte, il Premio Nobel della letteratura. La loro voce risuona ancora in Basilicata mentre – parafrasando Scotellaro – :“Altre ali fuggono dalle paglie della cova, perché lungo il perire dei tempi l’alba è nuova. È nuova”. E altri versi già emergono, inaspettati, mutando i linguaggi e i registri, come raccontiamo nel nostro Newglo.