di Agnese Ferri
Con il loro fascino unico, le aree interne sono l’anima della Basilicata. Identità, storia, arte, tradizioni si annidano qui. Eppure, i luoghi più autentici e ricchi di storia della terra lucana sono proprio quelli più a rischio, soprattutto a causa dello spopolamento. Perché la gente se ne va, lasciandosi alle spalle ricordi e case sbarrate. Una tendenza che dura da anni, quindi come invertirla? Come riaccendere le luci nelle case, rialzare le serrande dei negozi, riempire di nuovo le aule di scuola? Irsina, in provincia di Matera, in questo è diventata un caso: incentivi economici, iniziative culturali e un’attenzione al patrimonio artistico stanno facendo fare al paese nel cuore della Valle del Bradano un’inversione a U sulla strada verso il futuro. A raccontarci questa “ricetta” è il sindaco Nicola Morea, che il modello Irsina lo sintetizza così: «Se riusciamo a dare servizi e infrastrutture alle comunità delle aree interne, allora ci può essere un futuro. Questo è il compito della politica».
Morea, tre buoni motivi per scoprire Irsina?
«Il fascino autentico del nostro borgo, il patrimonio d’arte e di storia, la nostra ricchezza enogastronomica».
Che visione aveva della città quando si è insediato la prima volta?
«Nel 2015, quando abbiamo iniziato, avevamo sotto gli occhi il potenziale inespresso della nostra città: paesaggi, patrimonio, bellezza, ricchezza enogastronomica. Volevamo che lo vedessero anche gli altri. Per farlo, abbiamo messo in campo strategie economiche e fiscali e abbiamo puntato a valorizzare i nostri punti di forza sfruttando risorse e bandi, per i quali in Comune c’è un team dedicato. I fondi vengono utilizzati per realizzare e migliorare infrastrutture esistenti e per incentivare imprese a investire a Irsina soprattutto nel digitale, in comunicazioni, tecnologie, servizi. Noi abbiamo voluto crederci fino in fondo, e oggi Irsina è un modello riconosciuto. Il cambiamento più evidente è quello del centro storico, dove la gente è tornata a vivere. Tra i primi interventi fatti, abbiamo eliminato tutto l’asfalto orribile che c’era, sostituendolo con il basolato. E il clero si è preso cura delle chiese: tranne una, di proprietà privata, che il Comune sta cercando di acquisire per sistemarla».
A proposito di chiese: Irsina viene scelta sempre più spesso da stranieri che decidono di sposarsi qui.
«Il wedding tourism è un settore sul quale abbiamo scelto di puntare al meglio. Abbiamo destinato a questo uso il giardino del convento di San Francesco, nel cuore del centro storico e con un panorama meraviglioso. Con il ritmo più appropriato a questo territorio, è un’occasione unica per dire il fatidico “Sì” in un luogo magico».
Parliamo dei “tornati”: Irsina è città di emigrazione. Nasce da qui l’attenzione al turismo delle radici?
«Consapevoli del fatto che sangue e radici non si dimenticano, il nostro obiettivo è fare innamorare le persone della nostra città. C’è tutto un mondo che ha dovuto lasciare l’Italia; spesso alcuni sono ancora proprietari di immobili in rovina nel centro storico. Incentivandoli e sviluppando il senso di appartenenza, si genera un indotto».
Stati Uniti, Belgio, Olanda… Sempre più stranieri stanno acquistando casa nel centro storico di Irsina. Che effetto fa?
«Il centro storico è vivo, molto più bello di com’era anni addietro. Oggi c’è chi se ne prende cura. Gli immobili sono migliorati, stiamo assistendo anche a capolavori con recuperi di abitazioni con facciata a vista. Siamo orgogliosi di essere meta d’elezione per persone che arrivano da ogni parte del mondo. È un grande valore aggiunto per la comunità, e il fatto che si trovino così bene qui da noi ci riempie di orgoglio».
E per le prospettive occupazionali?
«Quando in una comunità vengono a vivere persone nuove, quando si torna, quando si crea un indotto turistico, si crea occupazione. Questo ha convinto molti nostri cittadini ad avviare attività commerciali. Oggi abbiamo un centro storico vivo, e che lo diventa sempre di più. Inoltre, le iniziative messe in campo dall’amministrazione sono sicuramente un incentivo: agevolazioni sulle tasse, contributi per i canoni di locazione e per i lavori di ristrutturazione hanno fatto sì che negli ultimi anni siano ben 17 le nuove attività commerciali che hanno aperto qui. Un dato in netta controtendenza rispetto a ciò che ci circonda».
Irsina è annoverata tra i Borghi più belli d’Italia e ad aprile ha ospitato l’assemblea nazionale dell’associazione. Come è andata?
«È stata un’esperienza complessa e impegnativa, ma bellissima. I delegati sono rimasti a bocca aperta per le nostre bellezze e l’organizzazione messa in campo. Quello dei “Borghi più belli” è un brand che funziona, ed è stata la nostra scommessa per far conoscere Irsina ad un pubblico più ampio possibile. Una scommessa che, credo, stiamo vincendo».
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