Come eravamo. Lavoro, cura e dedizione d’altri tempi a Potenza
Felicia Muscio, da Oppido a Iquique in cerca della felicità
Racconti fantastici per i bimbi di oggi e di ieri
I consigli per le donne incinte, seguirli alla lettera o lasciar fare al destino?
La Basilicata è mamma. Lo è nel modo potente in cui può esserlo una terra che accoglie e che resta. Sempre in attesa, ovunque siano e chiunque siano i suoi figli, senza mai chiedere nulla ma limitandosi ad affermare, quando occorre: “Eccomi, sono qui”.
Come una madre.
Domenica 8 maggio è la festa della mamma. Una ricorrenza che omaggia la maternità ma anche la cura e l’apertura generosa verso gli altri. Una festa del dialogo e della pazienza che ci riguarda tutti, in modo o nell’altro. Come individui prima ancora che come genitori o figli.
Celebriamo, quindi, la figura femminile per antonomasia partendo da Potenza, addentrandoci nei “sottani” malsani ma pieni di umanità dove vivevano i nostri bisnonni. In questo spazio ovattato e scuro, ci lasciamo sorprendere dalla foto ingiallita di una donna intenta a lavare i panni mentre i bimbi, sulle scale, osservano il fotografo che immortala la scena. È uno degli istanti di vita catturati dal volume “Come eravamo –Potenza”, di Typimedia editore. Una macchina del tempo da cui guardare noi stessi e gli altri con più indulgenza.
Da Potenza, ci spostiamo a Oppido Lucano per conoscere Felicia Muscio, “la mamma dei migranti”. Compì un viaggio straordinario fino a Iquique, in Cile, insieme alla sua bambina, Rosa, di appena 5 anni, senza conoscere altra lingua che il dialetto, in nave, prima, e a dorso di mulo, poi, sugli strapiombi terrificanti della Cordigliera delle Ande. Provò attimi di terrore, ma era più forte il desiderio di dare una nuova opportunità a sua figlia, in un posto che doveva sembrarle seducente e inospitale come la luna. La sua storia è raccontata magistralmente nel Museo della migrazione del castello di Lagopesole.
Ci piace credere che anche Felicia Muscio avrà avuto notizia, in gravidanza, di alcune piccole superstizioni legate alla nascita, come quella che riguarda le “voglie”…
Il nostro viaggio nella maternità lucana sta per giungere al termine. Chiudiamo regalando del tempo prezioso alle persone più piccole che conosciamo (figli, nipoti, vicini di casa o anche solo alla parte più bambina di noi stessi). E partiamo con “Fiabe e favole in Basilicata quando di là sono passate”, di Enzo Perriello, Lavieri Editore. È un volume per l’infanzia che piacerà anche ai più grandi. Da leggere in famiglia, qualunque idea di famiglia voi abbiate. Purché sia insieme.
Infine, buona festa della mamma: alle mamme “biologiche” e a quelle che lo sono in maniera diversa ma che migliorano la vita degli altri, anche solo con un sorriso.