Domenico Fortunato è un attore e un regista. Nasce nel 1962 da genitori di Montalbano Jonico ma trascorre l’infanzia e l’adolescenza a Matera. A poco più di 20 anni, parte per Roma, sognando il cinema. Esordisce a teatro, poi sul grande schermo, a fine anni ’80, anche con Monicelli e Rosi, e contemporaneamente in televisione in alcune delle fiction e serie Rai più famose degli ultimi anni. Nel 2018 esordisce alla regia col film “Wine to love” cui segue, nel 2021, “Bentornato papà”. È presidente della Nazionale di calcio Attori.
Che cos’è la Basilicata per te?
È la mia terra, ciò che mi porto nel cuore ogni giorno e ovunque io sia.
La tua visione del lucano?
Sicuramente è simile a quello raccontato da Leonardo Sinisgalli nella poesia “I lucanI”: silenzioso, esce presto di casa per andare a lavorare e ci ritorna la sera tardi, non si lamenta e non fa rivoluzioni.
La tua città, in poche battute?
Quando 35 anni fa sono arrivato a Roma, dovevo spiegare dove fosse Matera. Oggi, quando ne parlo, ci sono stati tutti ma non solo: vogliono tornarci! Per la bellezza dei luoghi, la bontà del cibo, l’accoglienza delle persone…
Un altro luogo della Basilicata a cui sei legato? E perché?
Montalbano Jonico: è il paese dove ho vissuto fino all’età di 5 anni e mezzo. Ogni volta che ci vado, in auto, quando me la lascio alle spalle e scendendo vedo Scanzano, Policoro e Terzo Cavone, col loro mare, e di sera le luci della costa che portano la vista fino a Taranto, io mi commuovo!
Da attore e regista: la Basilicata che ispira di più?
Tutta la Basilicata ispira. Dal Pollino alla Val Sarmento, dalla Val d’Agri alla Bradanica al Vulture: ogni luogo della nostra terra racconta una storia o svela un segreto, ha qualcosa di bello.
Dei film girati in Basilicata, tu scegli…
“Il Vangelo secondo Matteo”, un capolavoro; “Cristo si è fermato a Eboli” è bellissimo; “C’era una volta” e “Tre fratelli”, un film che mi è rimasto nel cuore.
Un film da fare nella tua Basilicata?
È ambientato a Matera ma non te lo racconterò mai (ride, ndr) perché ce l’ho, l’ho pure scritto e prima o poi lo girerò. Già ne ho fatto uno, “Wine to love”, la mia prima regia, con Ornella Muti protagonista, in cui Venosa era bellissima, quanto il Vulture.
Qualcosa di lucano a cui non rinunci quando sei fuori per lavoro..
Non ho mai comprato l’olio fuori da Montalbano: è eccezionale. Ma l’ho preso anche a Venosa, a Ferrandina: l’olio deve essere della mia terra. Quando posso mi porto su il pane di Matera e in casa, da qualche parte, ho dei cucù (fischietti tipici materani, ndr), ma soprattutto io la mia terra me la porto nel cuore.
La buona ragione per venire in Basilicata?
La Basilicata è un posto fuori dal mondo, senza andare lontano. Va visitata tutta perché quello che un tempo poteva apparire come un difetto fatale, l’arretratezza, oggi è un grande vantaggio, che consente di scoprire le origini della storia dell’uomo e di arrivare fino ai giorni nostri, innamorandosene.
La buona ragione per tornare?
In Basilicata bisogna tornarci e ritornarci per arrivare a capire che qui si sta benissimo.