di Sergio Campofiorito
Occhi notturni, quasi privi di riflessi e penna aguzza, non meno incantata. Dal lirismo melanconico del primo romanzo (“Mille anni che sto qui”, Einaudi, premio Campiello 2007) passa al giallo nel 2009 con “Come piante tra i sassi” dove appare per la prima volta Imma Tataranni, la celebre pm che, da personaggio di carta guadagna la nobiltà del piccolo schermo grazie al volto di Vanessa Scalera. Seguono “Da dove viene il vento”, “Maltempo”, “Rione Serra Venerdì”, “Via del riscatto” e “Ecchecavolo”. Sceneggiatrice di fiction (“Don Matteo”, “La squadra”) ha anche pubblicato diverse silloge poetiche.
La Basilicata è la sua culla ed è anche la scenografia di molti suoi libri, può descriverla brevemente?
La Basilicata è per me un territorio dell’anima dove praticamente si svolgono tutti i miei romanzi tranne due o tre. Non solo sono ambientati in Basilicata ma la racconto come in “Mille anni che sto qui” in cui racconto la Basilicata dall’Unità d’Italia fino alla caduta del muro di Berlino. Ne racconto anche i problemi nelle indagini di Imma Tataranni e la bellezza dei suoi paesaggi struggenti, l’asprezza del territorio, anche del carattere degli abitanti. Ne racconto l’anima in qualche modo.
Qual è il ritratto tipico del lucano?
Nei miei romanzi mi sono divertito a raccontare i lucani con loro contraddizioni. La Basilicata è un paese che è rimasto fermo nel tempo per tanti anni e che poi si è sviluppato velocemente. Ad esempio ciò è accaduto a Matera dopo la proclamazione di Capitale della Cultura. La città è cambiata completamente ed è cambiato anche lo spirito dei suoi abitanti. Mi viene in mente la figura del “fatiatore” che rappresenta un valore del popolo lucano che è quello di essere un faticatore, per i lucani non importa il risultato, importa fare fatica. Se qualcuno avesse inventato la ruota lo avrebbero preso per sfaticato.
Lei è nata a Matera, cosa c’è oltre ai sassi?
Matera è una città molto bella, non solo nella parte dove sono presenti i sassi ma anche nell’altopiano dove si sviluppa la città moderna. Il centro è molto bello, è una città barocca, molto affascinante. Poi c’è il territorio intorno, ci sono le Murge, un territorio dalla bellezza struggente.
Quali sono i suoi luoghi del cuore in Basilicata?
I luoghi del cuore sono la grande distesa delle Murge, con le sue grotte e le sue chiese rupestri. Purtroppo il turismo sta togliendo fascino a questi luoghi che erano luoghi da eremiti, luoghi da pastori, luoghi di gente che viveva isolata a contatto col cielo e la terra.
Un luogo della Basilicata che un turista dovrebbe assolutamente vedere.
Non amo particolarmente i turisti, magari ai viaggiatori consiglio di vedere ciò che ci corrisponde. La Basilicata è fatta di cose da scoprire, bisogna esplorarla, andare nei paesini dove ci sono delle cose che stupiscono, che non ci si aspetta di trovare.
La Basilicata a tavola, cosa non può mancare?
Ora vanno tanto di moda i peperoni cruschi che un tempo si preparavano soltanto con le patate o con l’uovo. Adesso invece ci sono varie ricette e sono tutte molto buone.
Cosa si porta dietro una lucana quando viaggia per lavoro?
Il vuoto, il vuoto della Basilicata che è la cosa più preziosa perché in altri posti tutto è molto pieno, serrato, ingombro. Invece nella Basilicata l’occhio si può perdere.