di Agnese Ferri
“Cime si innalzano una dietro l’altra nel panorama maestoso, ma la maestà è temperata da tale grazia e piacevolezza che il viaggiatore cede il suo timore all’ammirazione”. Gertrude Robinson, ricercatrice britannica, descriveva così Carbone, borgo suggestivo nel cuore della Valle del Serrapotamo, nel sud della Basilicata. Era il 1930 e Robinson stava analizzando i documenti greci sul monastero italogreco del borgo lucano, dedicato a Sant’Elia e Sant’Anastasio. All’epoca, raggiungere l’interno della valle aveva le sue difficoltà. Che, in parte, ci sono ancora. Tuttavia, come spesso accade, la bellezza ricompensa il viaggio, e l’impervietà di un luogo consente anche di preservarne le peculiarità: il territorio di Carbone ha una biodiversità straordinaria, celata sotto la coltre spessa di una foresta che raggiunge il massimo del suo splendore proprio in autunno. Ed è in questa terra densa, ombrosa e fertile che si nasconde un vero tesoro del sottobosco: il tartufo bianco lucano. Ma il fungo ipogeo più famoso del mondo non è l’unico gioiello dell’enogastronomia locale: Carbone infatti può vantare ben sette prodotti Pat (Prodotti tradizionali agroalimentari) riconosciuti dal ministero. Ma è al tartufo che è dedicata la “Mostra Mercato del Tartufo Bianco del Serrapotamo”, che quest’anno si tiene dal primo al 3 novembre. Showcooking, talk, concerti, espositori e molto altro per un evento giunto alla 17esima edizione e cresciuto negli anni, così come cresce l’intero indotto. A raccontarci l’evento e il territorio di Carbone è il sindaco, Mariano Mastropietro.
Dove nasce il filo che lega Carbone e il tartufo bianco?
«La scoperta del tartufo per il nostro territorio è relativamente recente. Gli anziani raccontano di aver visto, anni fa, persone di fuori aggirarsi nel bosco con i cani, senza comprendere bene cosa facessero. Succedeva anche nei periodi in cui la caccia era chiusa, per cui non se ne spiegavano la ragione. Questi forestieri davano risposte piuttosto vaghe: che erano amanti del bosco, o stavano semplicemente facendo divertire i loro animali da compagnia… Avevano intuito che questi boschi, con le piante, il microclima e le specificità che ci sono, potessero costituire l’habitat ideale del tartufo bianco. Abbiamo cominciato a prendercene cura. Circa 20, 25 anni fa, i primi cavatori locali si sono accorti di questa straordinaria risorsa che madre natura ci ha donato. Con il tempo, la consapevolezza è cresciuta».
Certo, da queste parti madre natura ha l’aria di essere generosa.
«Siamo un piccolo borgo sospeso tra due parchi: il Parco Nazionale del Pollino e quello della Val D’Agri-Lagonegrese. Un territorio con una elevatissima biodiversità. Oltre al tartufo, sono sette i prodotti Pat: il coriandolo “Anes” e i biscotti e la salsiccia al coriandolo, la soppressata di fichi, l’insalata gialla e rossa, la pizza “a scannatur” e la salsa di mele, cipolline o zucca. Tutti prodotti che raccontano la particolare ricchezza di questa terra».
Quella di quest’anno è la 17esima edizione della “Mostra Mercato”. Com’è cresciuto l’evento negli anni?
«La mostra è nata, appunto, 17 anni fa, quando le prime associazioni di tartufai dell’area hanno deciso di promuovere e valorizzare questo prodotto, portandone la consapevolezza anche alle comunità locali. Le prime edizioni ovviamente erano in forma ridotta rispetto ad oggi, ma sono comunque state in grado di sollevare un primo interesse da parte dei visitatori. Col tempo, si è avviato il primo agriturismo, che ha richiamato un numero sempre crescente di visitatori. Ed era un primo “avamposto” per poi andare alla scoperta dell’intero territorio. Sono in molti ad essersi innamorati così di questo piccolo angolo di Basilicata».
Il tartufo non solo a tavola, ma anche come mezzo di conoscenza del territorio.
«Esatto. Il tartufo porta con sé un indotto straordinario ed è una perfetta via d’accesso al turismo esperenziale. L’agriturismo di Carbone, il primo in ordine cronologico ad aver intuito questo potenziale, ha proposto da subito piatti al tartufo ed escursioni nelle tartufaie: il proprietario, che è anche cercatore, ha offerto ai visitatori l’esperienza di una “giornata tipo”. Così è nata una passione, e da lì la spinta a voler conoscere tutto il territorio. È accaduto, e continua ad accadere, proprio attraverso il tartufo».
Come si svolge la Mostra Mercato?
«Nel centro storico, alle caratteristiche case in pietra e ai suggestivi vicoli, si aggiungono le casette in legno degli espositori, che offrono un’esperienza culinaria tra prodotti e pietanze tipiche carbonesi. Circa 40 espositori che propongono principalmente tartufo e prodotti al tartufo, ma anche le altre eccellenze agroalimentari. Ci saranno poi i concerti degli Amarimai e dei Gemelli Diversi, escursioni nei castagneti e nelle tartufaie, la mostra fotografica pensata per raccontare il Turismo delle Radici qui a Carbone, nell’anno dedicato a questo fenomeno. Venerdì pomeriggio ci sarà anche lo showcooking di Federica Continanza, chef di origini carbonesi».
Com’è cambiata, Carbone, “intorno” al tartufo?
«Come amministrazione giunta al suo terzo anno di vita, ci siamo concentrati sul potenziamento dell’accoglienza e della ricettività. Abbiamo realizzato un’area camper e il prossimo anno sarà completato l’ostello comunale. C’è stato anche un fenomeno di sensibilizzazione della popolazione: oggi a Carbone abbiamo sette b&b, ovvero sette privati che hanno avuto la voglia e la caparbietà di investire. Siamo attenti alla digitalizzazione dell’offerta turistica, e da tre anni la Mostra Mercato è il momento conclusivo di una serie di iniziative che la precedono, dall’ultima settimana di settembre fino ai primi di novembre: “I fine settimana d’autunno”. L’obiettivo è destagionalizzare i flussi, e ci stiamo riuscendo».
Avete fatto una stima di quanta gente arriverà tra il primo e il 3 novembre?
«Anche rispetto ai dati degli anni passati, quando la manifestazione si è svolta in due giorni e non in tre, come quest’anno, abbiamo stimato l’arrivo di circa cinquemila persone».
Un itinerario per far scoprire Carbone a chi ci arriva per la prima volta.
«Consiglierei sicuramente una visita all’enorme patrimonio culturale e storico legato alla presenza dei monaci italogreci nel monastero dei Santi Elia e Anastasio. Carbone è stata la capitale del monachesimo italogreco. È una comunità fortemente intrisa di religiosità, in cui ogni rione del paese prende il nome dalle cappelle dell’abitato. Con il passare dei secoli molte di queste cappelle urbane sono scomparse, ma le fonti ne attestano l’esistenza in maniera inequivocabile. C’era anche un convento francescano, di cui oggi si conserva solo la chiesa, che ospiterà il Museo d’arte Sacra, dove saranno conservati tutti i manufatti di maggior pregio artistico provenienti dal monastero e da tutte le chiese e le cappelle di Carbone. E poi, l’intero centro storico con i palazzi nobiliari. Dopo il terremoto degli anni ’80, è stato recuperato con criteri architettonici omogenei. I palazzi nobiliari: è significativo come una comunità così piccola abbia avuto nel tempo numerose famiglie nobili: Palazzo Cascini, De Nigris, Castelli, ma anche Carusi o Palazzo Francesco Paolo Castronuovo. Quella di Castronuovo è una storia avvincente: primo sindaco di Carbone nominato con decreto regio dopo l’Unità d’Italia, è vissuto quasi cent’anni senza mai lasciare il borgo. Qui ha dato vita a una scuola forense, dove venivano a studiare i rampolli delle famiglie lucane e non solo. Tra gli studenti più celebri c’è Pietro Lacava (deputato del Regno d’Italia originario di Corleto Perticara, ndr). Ne resta una biblioteca enorme, con taccuini meravigliosi cuciti a mano. Carbone è ricca di storie come questa, in cui cultura, religione e arte si intrecciano. Penso ad esempio al Fondo Cascini, oggi conservato all’Archivio di Stato di Potenza. Il tartufo è un ottimo motivo per venire da noi, e scoprire che c’è anche molto altro: l’incredibile storia di questi luoghi».
Carbone fa parte dell’associazione nazionale “Città del tartufo”. Scopri di più sulla Mostra Mercato del tartufo bianco del Serrapotamo nella guida Typimedia “L’Italia del tartufo”.