di Agnese Ferri
Montescaglioso sta sospeso tra Matera e il mare.
È una nuvola bianca che si vede dall’Appia, e anche se è facile raggiungerlo, conserva in sé un’identità autentica, che a chi cammina tra i vicoli affascinanti del centro storico, racconta una storia che risale indietro nei secoli e si mescola alla modernità.
Il nucleo intorno al quale gli eventi di ieri e di oggi si snodano è l’Abbazia benedettina di San Michele Arcangelo: imponente, ricca d’arte, cultura e devozione, ancora oggi è il centro sociale e culturale della comunità e tramanda la sua eredità a chi se ne prende cura. È da qui che nasce il legame a doppio filo con l’amore per i libri: di chi li fa, di chi li legge, di chi li esplora. Dal 2016, infatti, nel paese si svolge il festival “Il Paese dei Libri”, appuntamento dedicato alle piccole case editrici e atteso e amato da una comunità sempre più ampia che qui arriva per assistere a presentazioni, laboratori di scrittura, momenti di aggregazione nei luoghi più significativi del borgo.
L’evento è stato ideato otto anni fa da Giuseppe Bellone, siciliano di nascita ma montese d’adozione. Bellone è il fondatore della casa editrice “Lilit Books”. Venuto a mancare nel 2023, da allora la kermesse è portata avanti dall’amministrazione comunale, insieme a una redazione tutta al femminile composta da Grazia Tralli, Cristina Contuzzi, Cinzia Suglia, Micla Petrelli, Maria Didio, Rosangela Scialpi, Gianfranca Buonpastore, Luisa Artuso e Nunzia Rossetti.
L’assessora alla cultura Francesca Fortunato, insieme a Tralli e Contuzzi, oggi raccontano a Wayglo l’edizione di quest’anno. Con Bellone nel cuore: «Ora che Pippo non c’è più, ce ne prendiamo cura noi».
Qual è il concept de “Il Paese dei libri”?
CONTUZZI: «L’intento è quello di dare il più possibile valore alle piccole case editrici, e valorizzare al contempo gli angoli più belli della città. Luoghi non toccati dal traffico, da riempire di contenuti per far vivere la lettura in tutto il centro storico. Le presentazioni saranno una di seguito all’altra, insieme a laboratori di scrittura e lettura per grandi e piccini».
È una manifestazione alla quale Montescaglioso è molto legata?
FORTUNATO: «Sì, ed è stato così fin dal 2016, l’anno della prima edizione. C’è un’aria di festa che contraddistingue i tre giorni del festival, con un’atmosfera davvero particolare. Per me non è soltanto un impegno istituzionale, ma anche affettivo nei confronti di Pippo. Ricordo che ci vedemmo lungo il corso principale: io avevo appena ricevuto la delega alle attività culturali, e lui fu la prima persona che incontrai. Dovevamo portare avanti questo progetto. È una manifestazione molto amata, dai nostri concittadini e dalle persone che vengono da fuori».
TRALLI: «Quando Pippo ci ha lasciato, abbiamo deciso di portare avanti il suo festival. Anche grazie all’intervento dell’assessora Fortunato, che ha voluto farlo a tutti i costi. Ci siamo riunite intorno a un tavolo e abbiamo fatto, già dall’anno scorso, un’edizione molto sentita e, crediamo, anche molto riuscita».
CONTUZZI: «Nei giorni del festival, il paese si riempie ed è una festa autentica. L’intento di Pippo è sempre stato quello di divulgare il piacere della lettura e dare voce alle piccole case editrici, api operaie che producono grande qualità ma hanno poca voce rispetto alle major. Aveva anche istituito un premio letterario, intitolato ad Andrea Camilleri».
C’è anche tanta attenzione ai più piccoli.
TRALLI: «L’anno scorso c’è stata la collaborazione con la libreria materana “365 storie” (specializzata in letteratura per l’infanzia, ndr). Quest’anno saranno delle mamme a mettersi in gioco, raccontando storie adeguate per fasce d’età ai bambini. Ma sono previsti anche corsi di scrittura per adulti, i cui testi saranno selezionati e poi letti l’ultima sera. L’obiettivo è coltivare piccoli e grandi lettori e scrittori».
Una parola-chiave per Montescaglioso e per “Il Paese dei Libri”?
FORTUNATO: «Per Montescaglioso, direi “aperta”: abbiamo molte iniziative, non solo nel periodo estivo. Per “Il Paese dei Libri”: “sensibilità”. Favorisce la relazione tra lettori, autori, case editrici. Ed è un appuntamento fisso nella nostra programmazione culturale ormai dal 2016. Mi auguro che lo sarà anche nei prossimi anni, magari anche grazie al futuro interesse di enti sovracomunali».
TRALLI: «È “il paese che si rivela”: disvela questa capacità montese di riflettere l’amore. Per il festival, direi “convivialità”: la lettura che mette insieme».
CONTUZZI: «Montescaglioso è “benedettina”. Nel vero senso della parola: oltre ad avere ospitato i monaci benedettini per tanti anni, ha ereditato da loro l’amore per la cultura, la valorizzazione di tutto ciò che ha a che fare con il sapere e con i libri. È grazie alle loro traduzioni che abbiamo conosciuto tutta la cultura classica e greca. L’abbazia era la seconda più grande del sud Italia nel Medioevo, ci ha lasciato questo amore per la cultura. Anche perché accoglie tutti e divulga il sapere tramandato dai nostri avi. Per il festival: “fiore all’occhiello della nostra città”: sono stati fatti passi da gigante ed è una vetrina che fa bene a noi e a chi viene da fuori. Aiuta a divulgare le bellezze che ci sono qui».
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