Una guida completa e dettagliata alle 10 cose da fare e vedere a Trivigno
Borgo di fondazione medioevale, Trivigno è un piccolo paese di 584 abitanti che sorge su un colle a 735 metri di altitudine. Dalla sua posizione rialzata domina la Valle del Basento, ricca di una natura particolarmente affascinante, e conquista i visitatori con il suo patrimonio artistico, culturale e religioso, la cucina genuina e le antiche tradizioni come i falò in onore di Sant’Antonio Abate.
1. Scoprire la parte più antica del borgo
L’anima più antica del borgo di Trivigno si può scoprire passeggiando tra due dei suoi rioni più storici: si chiamano “Pulm’nara” e “Tumbon“, e insieme costituiscono il nucleo più antico del paese. Il primo è situato proprio a ridosso dello sperone roccioso delle Coste, il secondo si trova più in basso, ma entrambi conservano scorci di antica bellezza caratterizzati da case arroccate, vicoli stretti, scale scolpite nella roccia, archi di pietra e vecchie cantine. Sui muri è facile scorgere anelli di pietra e ferro, che anticamente servivano a legare cavalli, asini e muli fuori dalle abitazioni.
2. Raggiungere il Belvedere
Per ammirare una vista spettacolare sul paese e sulla natura circostante, ma anche per fare una passeggiata semplice e non troppo impegnativa, potete percorrere il percorso del Belvedere. Il sentiero si snoda tra prati e rocce, dove si arrampica attraverso scale scavate nella pietra stessa, e porta fino alla sommità delle Coste di Trivigno. Da lì, lo sguardo spazia su tutta la Valle del Basento e sulla sua cornice naturale, le vette delle Piccole Dolomiti Lucane.
3. Visitare la chiesa madre di San Pietro Apostolo
Risalente al 1600, la chiesa madre di San Pietro Apostolo è il principale edificio di culto del paese. All’esterno la struttura colpisce con l’antico portale in pietra e l’alto campanile, costituito da un orologio e da due monofore dove sono sistemate le campane. All’interno invece la chiesa è interessante per le diverse opere che custodisce, in particolare un prezioso organo del XVIII secolo in legno intagliato dipinto: è uno dei tre organi storici conservati dalle chiese del paese, e dopo un recente restauro oggi è di nuovo funzionante.
4. Ammirare il soffitto della cappella di Sant’Antonio Abate
La piccola cappella di Sant’Antonio Abate, conosciuta anche come “Madonna del Carmine”, è un gioiellino nascosto tra i vicoli centrali di Trivigno. Legata a uno dei culti più sentiti in paese, la chiesetta è incantevole per il soffitto dipinto del XVIII secolo: realizzato da un autore ignoto, ospita riquardi lignei con dipinti a tempera, ispirati ai modi stilistici della scuola napoletana. Oltre al soffitto, nella cappella si conservano anche due altari lignei e alcuni preziosi dipinti.
5. Gustare i sapori locali
La cucina tradizionale trivignese propone i piatti più caratteristici della cucina lucana, tutte da scoprire negli agriturismi intorno al paese. Le ricette sono di stampo prettamente contadino, e prevedono pasta fatta in casa condita con sughi prevalentemente di carne, oppure con i legumi, ottimi secondi di carni cotte alla brace e una ricca produzione di salumi e di formaggi di produzione locale e artigianale. Tra le preparazioni più tradizionali sono da assaggiare bilbant, a panz, lagane, ciambotta, cutturiedd, acquasale e cuccia di legumi.
6. Assaggiare “U’Cauzon”
Se vi trovate a visitare Trivigno durante il periodo di Pasqua, potete avere l’occasione di assaggiare U’ Cauzun pasquale, ricetta antica ancora molto preparata nel borgo. Si tratta di una torta rustica gustosissima, ripiena di ricotta, toma fresca e salsiccia stagionata, ma all’esterno ricoperta di zucchero. Associato a un momento di festa, questo rustico dal sapore particolare porta in sé un’idea di condivisione, e per goderlo al meglio va gustato in compagnia di un bicchiere di vino locale.
7. Alla scoperta digitale delle personalità trivignesi
Trivigno è anche il paese natìo di importanti personalità che hanno fatto la storia. Il borgo è stato uno degli assedi strategici del Brigantaggio postunitario, come testimonianoPalazzo Sassano e Palazzo Brindisi. Il console degli italiani a Boston, Rocco Brindisi, proprio perché italiano e trivignese, conosceva bene la storia dell’emigrazione quando si pronunciò a favore di Sacco e Vanzetti. Ancora oggi, nelle facoltà di medicina italiana, si studia sul manuale del chirurgo Fabrizio Padula, pietra miliare del pensiero scientifico. E poi l’autore, attore e regista tra i più importanti del cinema muto e della storia cinematografica mondiale: Robert Vignola. La storia locale è raccontata lungo le strade del paese da pannelli multimediali ben integrati nel paesaggio
8. Accoglienza e ospitalità
Vale la pena di allontanarsi di qualche chilometro da Trivigno per dormire immersi nella natura. A soli 5 km di distanza si trova La Foresteria di San Leo, agriturismo tra le Dolomiti Lucane che è stato ricavato in un antico eremo benedettino del 1300. A meno di 10 Km si trova l’Agriturismo Masserie Marino, dove degustare il suino nero e prodotti freschi di bufala, mentre avvicinandosi al paese c’è il B&B Il gelso, immerso nel verde. Per invece chi vuole alloggiare in pieno centro, si può dormire nella Casa Gaia di via Roma e al Casale nella cosiddetta “piazza sopra”.
9. Fare una gita al Lago di Camastra
A meno di 10 km di distanza da Trivigno si trova la diga della Camastra, grande opera che ha dato vita al bacino artificiale noto come Lago di Camastra. Incastonato nella vallata tra i comuni di Trivigno, Anzi, Albano di Lucania e Laurenzana, è un bacino suggestivo circondato da boschi e montagne, ed è un luogo piacevole dove passare qualche ora di pace passeggiando sulla riva. Le acque del lago sono molto popolate di trote, carpe e persici reali, e per questo è spesso frequentato da appassionati di pesca
10. Partecipare a falò di Sant’Antonio Abate
Ogni anno, il 16 gennaio, le strade di Trivigno si accendono con i falò di Sant’Antonio Abate, un appuntamento tradizionale di origine antica e ancora molto sentito dagli abitanti del paese. In tre punti del borgo vengono allestiti dei grandi falò: davanti alla cappella di Sant’Antonio Abate, in piazza Fabrizio Padula e in piazza Plebiscito. Quest’ultimo è il più spettacolare, e uno dei falò di ciocchi più grandi d’Italia. Il falò davanti alla cappella viene acceso dopo la celebrazione liturgica, gli altri il sabato successivo, momento in cui si vive l’aspetto conviviale del rito, che prevede anche la degustazione di prelibatezzelocali cotte sul posto.