Alcuni abitanti di Craco raccontano che in origine il paese si chiamasse “Montedoro” per la sua posizione collinare e per l’abbondanza delle messi che biondeggiano nei campi limitrofi durante il periodo estivo.
«Di questa notizia non c’è traccia nei pochi libri esistenti sulla storia di Craco, forse qualche accenno, ma della luccicanza sì, quella l’ho vista con i miei occhi». Sono le parole del regista lucano Antonello Faretta che nel 2016 ha prodotto il suo primo lungometraggio per raccontare l’anima di questa “città fantasma” arroccata su di una collina di argilla in Basilicata.
Craco è la “ghost town” italiana per eccellenza che è stata sconvolta dalla violenta frana avvenuta nel 1963 con cui duemila abitanti furono evacuati, mentre una parte della comunità si trasferì a Craco Peschiera, ubicato a valle. Pochi anni più tardi, esattamente nel 1972, una terribile alluvione aggravò ulteriormente le condizioni, impedendo di fatto la ripopolazione del centro storico. Successivamente, il terremoto dell’Irpinia comportò l’abbandono totale di Craco vecchia.
Si tratta di un territorio che ha saputo riscattarsi, nonostante tutto.
Negli anni questo magico e suggestivo scenario, dominato dal castello e dalla torre normanna, ha sempre catturato l’attenzione e fatto perdere il senno a numerosi registi, i quali hanno scelto di ambientare qui i propri film per il suo potente effetto cinematografico.
Tra questi spiccano anche personalità del grande cinema nazionale e internazionale del calibro di Francesco Rosi e Mel Gibson.
“Montedoro”, invece, è un film diretto e dal regista potentino Antonello Faretta ed è ambientato tra i calanchi lucani e Craco, con alcune scene prodotte anche nella “grande mela” e nella città dei Sassi. L’opera è ispirata a una storia vera e racconta di una donna americana di mezza età che scopre inaspettatamente le sue vere origini solo dopo la morte dei genitori.
A interpretare il ruolo della protagonista, Pia Marie Mann che nella realtà ha vissuto questa esperienza, scatenando in Faretta l’esigenza di farne un film. «È andata proprio così. Anche peggio», ha commentato all’uscita dal cinema comunale di Matera dopo i tanti applausi ricevuti a seguito della prima nazionale del 9 marzo 2016.
«Venni sistemata in un collegio a Pisticci e poi affidata a una coppia di americani. Solo molto tempo dopo ho scoperto le mie origini, sono tornata a Craco e ho fatto appena in tempo a conoscere mia madre, prima che morisse». Profondamente scossa, e colpita da una vera e propria crisi di identità, la protagonista sceglie di mettersi in viaggio con la speranza di poter riabbracciare la madre naturale mai conosciuta. Raggiunge così in un piccolo e remoto paese dell’Italia del Sud, Montedoro.
Al suo arrivo viene sorpresa da uno scenario spaventoso: il paese, che sorge su una imponente collina, è totalmente abbandonato e sembra non sia rimasto più nessuno. Grazie all’incontro casuale di alcune persone misteriose, quelle che non hanno mai voluto abbandonare il paese, lei effettuerà un affascinante e magico viaggio nel tempo e nella memoria ricollegando pezzi del passato sconosciuto ma che le appartiene, vivendo emozioni speciali per l’ultima volta.
Un film che parla e racconta di Craco e dell’amore che nutre il regista nei riguardi del territorio: il paesaggio non è usato come sfondo e fondale, ma è l’elemento principale della storia. Faretta è riuscito a scovare l’anima di questo luogo, rimettendo in moto il cuore di un paese che è ancora vivo grazie ai suoi abitanti che ne conservano con cura le tradizioni e le usanze.
Il film, di 90 minuti circa, vede anche la partecipazione di attori come Joe Capalbo, Caterina Pontrandolfo, Luciana Paolicelli, Domenico Brancale, Anna Di Dio, Mario Duca, Aurelio Donato Giordano, Joan Maxim e gli abitanti di Craco.