Quanto è umana la matematica? Quanto c’è d’intimo e d’irrazionale nella fisica, nelle scoperte scientifiche e nella analisi filosofiche? Questo viene in mente leggendo il libro “Sopra un cielo a comando” di Pierluigi Argoneto, pubblicato da CalicEditori (310 pagine, 15 euro), in cui si attua un viaggio nella Basilicata della scienza, a partire dalla Magna Grecia fino alle proiezioni del nostro futuro.
Dalle tavole Palatine fino a Matera, passando per Monticchio, Sasso di Castalda, Melfi e …. la luna, l’autore affonda la mente nelle Domande universali, quelle con la “d” maiuscola, quelle che tutti, prima o poi, ci siamo posti osservando un cielo stellato. Se poi, quel cielo stellato ha l’ambizione di rimandarci indietro proprio la luce delle stelle dell’epoca di Pitagora, tutto il conoscibile e l’inconoscibile sembrano restringersi in un unico punto stretto nel pugno di una mano miracolosamente umana.
Dall’universale al particolare. E ritorno.
In questo libro divertente e mai banale, il viaggio nei luoghi della Basilicata diventa un’esplorazione della propria memoria individuale (come le ombre che acquistano la sostanza del nonno che faceva la grappa o quella più terrificante di un’immagine di sé, morto, nel futuro ed esposto nella camera di un museo) fino a quella collettiva in cui Federico II si mostra con tutto il suo fascinoso seguito di Pier delle Vigne e Michele Scoto in una danza di falconi che insegue la perfezione della proporzione aurea.
E mentre le domande si moltiplicano e la realtà in qualche modo si svela sotto il peso di frazioni e numeri irrazionali, c’è spazio anche per la letteratura e un’aneddotica che rende ogni mito della nostra cultura sempre un po’ più familiare e più vero, come padri, madri o amici che amiamo ancora di più proprio perché imperfetti.
E così, scopriamo che il buon Giovanni Pascoli a Matera era solito frequentare settimanalmente il bordello “per necessità” o che Einstein, goloso di gelati alla fragola, li leccava indossando una maglietta di Braccio di Ferro per non macchiare la camicia.
Ritratti di vita che, in qualche modo, disegnano un’epica delle debolezze che azzera ogni pregiudizio. Anche nei confronti della matematica, la materia destata da molti studenti perché erroneamente giudicata “perfettina”, come un docente severo che non sbagli mai.
Invece, a Venosa, davanti all’Incompiuta, tra spumeggianti voli pindarici del pensiero, si fanno largo i paradossi matematici che ammiccano allo zen e al surrealismo senza confini di Magritte fino a trovare una pacificazione con i teoremi di incompletezza di Kurt Gödel per cui – in una sintesi estrema – esistono realtà vere ma non dimostrabili.
Una rivoluzione che ci consegna, ancora una volta, una matematica più umana. Come un altro aneddoto proposto all’inizio di questo “viaggio”: riguarda Pitagora che, all’ombra delle Tavole Palatine, insegnava. Si racconta che, in punto di morte, il suo discepolo Ippaso lo tradì svelando la tragica esistenza dei numeri irrazionali.
In un unico concetto, tutta l’inquietudine umana applicata alle scienze perfette.
Si ride leggendo questo libro, si viaggia, s’impara e si pensa persino mentre gli interrogativi nella mente si aprono varchi che, ancora una volta, ci fanno amare sempre di più la Basilicata, una regione di numeri e misteri, di personaggi straordinari e d’intelligenze che l’hanno portata fin sulla Luna, come fece Rocco Petrone originario di Sasso di Castalda.
Ma non è un viaggio prevedibile, questo; gli esiti sono incerti ma deliziosi e liberatori come il volo di quell’Orlando furioso che, sulla luna, ritrovò il proprio senno e, forse ancora più importante, la propria voglia di sognare.
Consigliatissimo!