“D’un alto monte onde si scorge il mare / miro sovente io, tua figlia Isabella, / s’alcun legno spalmato in quello appare / che di te, padre, a me doni novella”.
Di Isabella Morra, delicata poetessa triste di Favale – oggi Valsinni – barbaramente trucidata dai fratelli nel 1545, non sono rimasti che 10 sonetti e tre canzoni. Poco, ma abbastanza per farne un’icona la cui vita continua ad essere fonte di ispirazione per molti.
Da Benedetto Croce in poi, in molti hanno tentato di fare luce sulla sua figura di scrittrice e donna. Pasquale Montesano, autore di “Isabella Morra alla corte dei Sanseverino”, Altrimedia editore, ha cercato di far emergere la realtà storica della giovane al di là delle divagazioni poetiche che le hanno conferito, talvolta, un’allure stereotipata.
In particolare, Montesano, ha cercato di delineare la figura di Isabella lontana dal feudo di Favale, con particolare riferimento al periodo in cui soggiornò alla corte dei Sanseverino di Bisignano, in Calabria. Qui, la poetessa si fermò per circa due anni, dal 1543 al 1545, e fu la dama di compagnia di Felicia Sanseverino, figlia di Giulia Orsini. In questo lasso di tempo Isabella, la cui vita sarebbe stata stroncata di lì a poco – durante le feste di Natale – per una presunta relazione con Don Diego, barone di Nova Siri, poté approfondire la conoscenza delle arti e della vita.
“Isabella Morra alla corte dei Sanseverino”, è un libro “scritto con la passione del poeta e la precisione del giallista”, come si legge nella prefazione al volume di Raffaele Nigro e costituisce un’imperdibile analisi alla poetessa più amata della Basilicata.