Oggi il nome della scrittrice materana, Mariolina Venezia, è una garanzia di racconti autentici, pieni di passione, di ironia e di storia. “Mille anni che sto qui” è una una storia familiare che abbraccia un grande arco temporale: dall’Unità d’Italia alla caduta del Muro di Berlino.
È una saga familiare, ma non solo; perché a fare da sfondo alle vicende è Grottole, con la sua storia e la sua gente. Il piccolo paese in provincia di Matera è il luogo dove abita la famiglia Falcone, molto numerosa, protagonista di vicende in cui si intersecano personaggi, vite, tradimenti, partenze e ripartenze, amori, lotte e, addirittura guerre.
È facile perdersi tra le pagine e le storie dei tanti personaggi, e forse è anche questo il bello del libro, ma ad aiutare i lettori nell’ingarbugliata rete familiare ci pensa l’albero genealogico disegnato dalla piccola Gioia all’inizio del libro per la nonna che non ricorda più i nomi dei parenti.
Le Venezia scava in questo passato “domestico” ma anche in quello della Basilicata, ricostruendo progressivamente tutte le vicissitudini personali e storiche, realizzando quindi uno spaccato della società in un periodo che attraversa oltre un secolo. Ci si ritrova faccia a faccia con i briganti, con le guerre e con le proteste degli anni ’60 e ‘70. A raccontare le storie sono soprattutto le donne che, nonostante vivessero in un ambiente fortemente maschilista, sono le attrici principali. Il capostipite, Don Francesco, ad esempio, sposa la sua amante solo dopo la nascita del figlio maschio. E ancora: sono solo gli uomini che vanno al Nord ed entrano in contatto con il movimento comunista; eppure, le donne tessono le reti delle storie e ne hanno in mano le redini. In queste pagine ci si interroga diverse volte su quanto possano influenzare i nuclei familiari e il territorio in cui si vive, nella formazione delle nuove generazioni. Il destino è già scritto dalla nascita? Non c’è una risposta a questo grande interrogativo, ma lo scorrere lento del tempo in Basilicata fa fondere passato e futuro, tanto che cento anni sembrano essere mille. “Il 24 maggio del 1915 venne dichiarata l’entrata in guerra dell’Italia. Nel resto d’Europa il conflitto era iniziato già da un anno, ma a Grottole sembrava una cosa lontanissima”, con questa frase e tante altre riflessioni, Mariolina Venezia ci fa capire quanto questa terra avesse (e in un certo senso, ha ancora) un tempo tutto suo. Con la sua scrittura intensa, mista al dialetto, ci fa entrare nel vivo della società meridionale e del suo tempo a spirale, anziché circolare.
Edito da Einaudi, “Mille anni che sto qui” ha vinto il premio Campiello nel 2007 ed è stato tradotto in venti lingue.