Il capoluogo lucano si staglia su un colle alto quasi mille metri e domina la valle del Basento. Le sue origini sono oscure, eppure di qui sono passati tutti: i romani, i normanni, gli angioini, gli aragonesi. È una città misteriosa, che ama svelare poco di sé e, quando lo fa, usa garbo e discrezione. La storia di Potenza, edito da Typimedia editore, a cura di Alessandra Accardo, è un volume che saprà stupire tutti.
In passato, in molti decantarono la bellezza di questa città e la gentilezza della sua gente. Carlo I d’Angiò apprezzò i suoi maestri artigiani, considerandoli tra i migliori del regno. Carmine Crocco, il feroce brigante, paladino degli ultimi, fu luce e ombra di questa terra; il vescovo Serrao e il prete Maffei lottarono come pochi per una società più giusta, in linea con gli ideali di libertà, fraternità e uguaglianza usciti dalla rivoluzione francese. E poi Giuseppe Rendina, Vito Riviello, la “libertina” suor Anatrone... Decine di storie e di personaggi straordinari che raccontano tutto l’orgoglio e la bellezza di una città in continua evoluzione che ha subito anche lo scempio dei bombardamenti dopo l’8 settembre 1943. Ma si è risollevata, come sempre. Come una Fenice.
Del resto, anche in architettura riesce a destare interesse soprattutto con il ponte Musmeci, “opera d’arte infrastrutturale” e non convenzionale, giudicata un capolavoro ristrutturista, ma anche con le sue scale mobili, le più lunghe d’Europa.
Città dai mille volti, non svela nulla solo a chi non abbia voglia di guardarla. Un libro da leggere tutto d’un fiato.
Potenza, inoltre, si può conoscere (e godere per immagini) anche attraverso il volume “Come eravamo – Potenza 1857 – 1950”, a cura di Antonietta Mente, Typimedia editore.