Salvia o Savoia di Lucania? È la delicata querelle che riguarda una parte incantevole della terra lucana. Solo due lettere di differenza che racchiudono, però, una significativa pagina di storia. Si tratta di una vicenda particolare, ricca di sofferenza, atrocità, follia e passione di cui ancora oggi si discute e per cui gli abitanti del paese hanno assunto una posizione di protesta.
Ma andiamo con ordine: l’imponente castello e il caratteristico borgo medievale del comune del Melandro sono la cornice scelta dal regista Sergio Colabona per raccontare gli avvenimenti biografici e umani del cuoco lucano, Giovanni Passannante, che nel novembre 1878, attentò alla vita di re Umberto I.
L’idea del regista e del gruppo guidato dall’attore rivellese di teatro Ulderico Pesce era quella rivalutare la persona «ingiustamente infangata e poi fatta cadere nell’oblio»: Passannante vendette la propria giacchetta per otto soldi e comprò un coltello per compiere un attentato al Re d’Italia. Fortunatamente gli procurò solo qualche graffio (con un temperino incapace di offendere), ma comunque venne condannato a morte. Successivamente fu graziato e sbattuto a marcire in un posto segreto e, infine, imprigionato in un manicomio criminale dove morì nel 1910. Al lucano gli fu negata la sepoltura e il cranio venne esposto nel Museo Criminologico di Roma.
Nasce, quindi, l’esigenza dei protagonisti di intraprendere una lunga battaglia con l’intento di dare sepoltura ai resti del cuoco anarchico. Così un teatrante, un giornalista e un cantante raggiungono piazze e teatri per porre l’attenzione sul giovane lucano, spinto da idee mazziniane, il quale con un gesto “politico”, cerca di scuotere un’Italia unita ma non giusta, che ha tradito gli ideali risorgimentali. Nel loro percorso, i tre uomini si scontrano con l’indifferenza e l’inconsapevolezza delle persone, ma la missione si concluderà positivamente nel maggio 2007, data in cui Giovanni Passannante verrà tumulato nel cimitero del paese che gli diede i natali.
L’opera è ambientata anche a Rivello, nella valle del Noce, territorio incontaminato e surreale. Le scene rappresentano gli angoli più originali del suo centro storico: Piazza Umberto I, Piazza Regina Margherita, San Michele, Madonna del Popolo e San Costantino.
Anche Satriano di Lucania riesce a impreziosire la pellicola con tutta la sua meraviglia, così come anche la città dei Sassi. I borghi lucani portati sul grande schermo evidenziano la fase cruciale della vita dell’anarchico lucano in cui matura la sua consapevolezza politica e, dunque, progetta il terribile gesto.
Come vi abbiamo precedentemente annunciato, dietro questa storia, c’è un aneddoto importante: il paesino lucano ha “perso” il suo nome originale, infatti, per graziare Passannante, i Savoia decisero che il territorio non avrebbe più dovuto chiamarsi “Salvia”, come era stato fino ad allora, bensì “Savoia di Lucania”, in onore alla dinastia regale che era stata oltraggiata dal gesto dell’anarchico che a Salvia era nato.
Una scelta che ha provocato enormi proteste e un determinato dissenso nella comunità locale. Gli abitanti non hanno mai accettato l’imposizione e hanno continuato a chiamarlo “Salvia di Lucania”… e lo fanno ancora oggi! Ma non mancano anche coloro che risultano contrari ad un nuovo cambiamento, pertanto, resta il dibattito nell’opinione pubblica. Curiosi di saperne di più? Non vi resta che gustarvi il lavoro cinematografico.
Il film, di 80 minuti circa, vede anche la partecipazione di attori come Ninni Bruschetta, Roberto Citran, Alberto Gimignani, Maria Letizia Gorga, Luca Lionello, Massimo Olcese, Ulderico Pesce, Andrea Satta, Bebo Storti, Fabio Troiano, Andrea Buscemi, Niki Giustini, Andrea Lolli, Veronica Gentili, Marco Bianchi Merisi, Pietro Biondi, Jerry Mastrodomenico, Timisoara Pinto, Gianluca Belardi, Maria Cristina Blu, Manuela Ungaro e Francesca Giordani.