Un viaggio alla scoperta della Basilicata non può prescindere da un tour sulle strade del brigantaggio, in cui si mescolarono – spesso in uguale misura – delinquenza comune e fame di terra e giustizia sotto il denominatore comune della miseria. Per molti, infatti, darsi alla macchia era l’unico modo per sopravvivere. Particolarmente paradigmatica in questo scenario è la figura di Carmine Crocco, leader carismatico dei briganti, amato dalla letteratura e dal teatro.
Crocco è stato definito il “Napoleone dei briganti” ma, per i contadini – che lo veneravano – assomigliava più a un Masaniello che a un imperatore. Del resto, i suoi vestiti erano laceri, le sue mani callose, la sua lingua era quella dei più poveri. Era un uomo della campagna. Con fame di terra e di giustizia.
Prima tappa Rionero in Vulture e laghi di Monticchio
Il viaggio sulle tracce del Generale Carmine Crocco parte da Rionero, il borgo alle pendici del Vulture famoso per l’aglianico e per i lussureggianti vigneti. Qui, in via Mazzini 33, nacque il brigante più temuto d’Italia. A poca distanza sorge il Museo del brigantaggio. Questo luogo, nel 1832 fu adibito a carcere e conserva in alcune stanze molte delle scritte e dei segni impressi sui muri dai carcerati, per lo più briganti. Sono tratti che lasciano molte domande inevase, che cercano risposte negli occhi fieri delle brigantesse a cui è dedicata una piccola mostra fotografica. Nel percorso, i briganti appaiono come fantasmi per raccontare storie fatta di miseria e violenza. Ad appena 5 chilometri in direzione di Atella si può visitare la casa museo di Crocco, benché non sempre aperta. Da Rionero,a poco più di 10 chilometri si arriva all’Abbazia di San Michele Arcangelo. Da qui, ci si può incamminare nei boschi per raggiungere le grotte di Crocco, segnalate da alcuni pannelli. Queste cavità naturali costituiscono i luoghi in cui il Generale dei briganti si nascondeva con il suo esercito e dove, nel 1861, lo si sarebbe potuto incontrare in sella al suo cavallo tra paesaggi incantevoli.
Seconda tappa: Lagopesole

Lagopesole
L’imponente mole del castello di Lagopesole domina la valle di Vitalba. È un luogo leggendario intorno a cui si affollano leggende e storie. Carmine Crocco provava nei confronti di questo maniero una certa fascinazione e non fu per caso che armò qui il suo piccolo esercito di 2000 uomini. Erano ricercati, ex dipendenti borbonici destituiti dopo l’unità d’Italia e moltissimi – quasi tutti – erano miseri contadini. Sotto la mole del castello il carisma di Crocco doveva essere persino accresciuto.
Terza tappa: Ripacandida

Foto fi Giuseppe Cillis – wikipedia
La terza tappa del viaggio sulle strade di Carmine Crocco, prosegue a Ripacandida, “la città del miele”, un borgo a 600 metri sul livello del mare tra la vegetazione lussureggiante del Vulture. Il 7 aprile 1861 Crocco conquistò il paese. Le case dei nobili nel centro storico furono saccheggiate e incendiate. In mezzo a queste memorie, però, è possibile prendersi del tempo e per ammirare il ciclo di affreschi che si trovano nel Santuario di san Donato.
Quarta tappa: Melfi

La Porta Venosina è l’antico accesso medievale collocato a Sud-Est del borgo di Melfi ed è ancora perfettamente intatta e conservata.
Melfi è la capitale normanna della Basilicata. Il suo castello custodisce memorie storiche antichissime come quelle della stipulazione delle Costituzioni melfitane, il corpo giuridico redatto per volere di Federico II. Ma è anche il muto spettatore della calda accoglienza che fu riservata al generale dei briganti il 16 aprile 1861. Qui, Crocco fu acclamato dal popolo festoso che vedeva in lui la possibilità di riscatto. Un’accoglienza che di lì a poco avrebbe attirato l’attenzione dei piemontesi al punto che il generale dei briganti e i suoi uomini furono costretti ad abbandonare la città in fretta chiudendo, di fatto, una fase del brigantaggio.
Quinta tappa: Potenza

piazza del Sedile, oggi piazza Matteotti, a Potenza (foto comune.potenza.it)
Potenza, il capoluogo della Basilicata a circa 800 metri sul livello del mare, è l’ultima tappa del nostro itinerario sulle strade di Crocco e del brigantaggio lucano. È qui, infatti, che il 27 luglio 1872, il Generale dei briganti fu condotto in catene per il processo che lo vedeva imputato per 67 omicidi, 20 estorsioni, 4 attentati all’ordine pubblico e un danno economico pari a quasi 5.000.000 di euro odierni. Crocco attraversò la storica Via Pretoria tra centinaia di giornalisti e persone, prima di concludere la sua vita nel carcere di Portoferraio, sull’Isola d’Elba.
Il mito di quest’uomo oggi conosce una rinnovata fortuna, al punto da essere oggetto di molte rappresentazioni. Una delle più intense è il capolavoro di luci e suoni “Una storia bandita”, messa in scena con moltissimi figuranti all’ombra del castello di Brindisi di Montagna nelle sere d’estate. I riflettori di questa rassegna, per ora, sono spenti ma potrebbero riaccendersi in un futuro non troppo remoto.
Sulle strade di Carmine Crocco e dei briganti lucani: come arrivare
Tutte le destinazioni sono raggiungibili da Potenza in auto, in autobus o in bicicletta, percorrendo la strada statale SS658
(A cura di Alessandra Accardo)