Testi e voce di Alessandra Accardo
Carlo Gesualdo è stato uno dei più grandi madrigalisti e compositori di musica sacra del tardo rinascimento. Era chiamato il “il principe dei musici” per la qualità delle sue note. Tanto che, a distanza di oltre tre secoli, anche Igor Stravinskij lo assunse tra i suoi modelli e compose il “Monumentum pro Gesualdo da Venosa”.
Ma su di lui gravano anche le ombre di terribili misfatti.
Carlo Gesualdo nacque a Venosa l’8 marzo del 1566 da Fabrizio II, mecenate legato al mondo dei Gesuiti, e Geronima Borromeo. Sua madre era la sorella di Carlo Borromeo, anima della Controriforma cattolica e futuro San Carlo. In questo ambiente il musicista fu abituato fin dall’infanzia al rigore negli studi e nei comportamenti. La dolcezza dei territori venusini, però, gli concedevano la possibilità di spaziare con la fantasia.
Il 28 maggio del 1586, trasferitosi a Napoli, Gesualdo sposò Maria d’Avalos, una sua cugina. L’anno precedente, aveva pubblicato il suo primo mottetto dal titolo “Ne reminiscaris, Domine, delicta nostra” giudicato del tutto originale. Ma non gli fu concesso di dedicarsi completamente alla carriera musicale. La sua attività di compositore, quindi, continuava nell’ombra.
Nel 1588, dal suo matrimonio nacque Emanuele e, in quegli anni, l’amicizia con Torquato Tasso, a cui musicò diversi testi, si fece molto stretta. Poi, d’improvviso, tutto cambiò.
Sua moglie conobbe Fabrizio Carafa, duca d’Andria e conte di Ruvo. Ne nacque una relazione intensa e appassionata. I due non temevano di mostrarsi insieme, neppure a casa dello stesso Gesualdo. I pettegolezzi erano sulla bocca di tutti.
Quanto a lungo sia stata meditata la vendetta nessuno può dirlo. Quel che è certo, è che il 16 ottobre 1560, Gesualdo partì per una consueta battuta di caccia e Maria non s’insospettì quando il marito portò con sé i domestici. Ma era una trappola. Nella notte tra il 16 e il 17 ottobre i due amanti furono trucidati. Nonostante le leggi dell’epoca giustificassero un simile omicidio, Gesualdo lasciò Napoli temendo ritorsioni da parte delle famiglie degli uccisi. Riparò nella sua fortezza a Gesualdo, nei pressi di Avellino.
Nel 1594 sposò Eleonora d’Este, cugina del duca di Ferrara Alfonso II. Da questo momento, in poi, la sua carriera di compositore si fece prolifica. Tra il 1594 e il 1611, infatti, scrisse 6 libri di madrigali a 5 voci. Poi, nell’estate del 1614 lo colse la notizia della morte del figlio Emanuele e, dopo poche settimane, morì.
Ancora oggi, la sua storia e la sua musica ispirano scrittori e musicisti, come è stato per Battiato che, nel 1995, nella sua “Gesualdo da Venosa”, cantava: “I madrigali di Gesualdo, principe di Venosa, musicista assassino della sposa – cosa importa? Scocca la sua nota, dolce come rosa”.