Gli alberi sono cattedrali verdi; le loro chiome si perdono nell’azzurro del cielo ma le loro radici son ben salde nella terra. Il tempo scorre infondendo ai tronchi nuova forza. L’orrore e la paura del decadimento sono quasi estranei e gli alberi diventano eterne divinità mute da venerare.
In Basilicata, sopravvivono molti riti arborei. Hanno origini antichissime. Servivano per propiziare la fecondità e i raccolti. Hanno resistito alla diffidenza ecclesiastica mantenendo vivo e forte il legame tra le comunità locali e la terra. A Rotonda, nel parco nazionale del Pollino, ha luogo una delle tradizioni più vivaci. È la Sagra dell’Abete che si svolge tra l’8 e il 13 giugno, festa di sant’Antonio, il patrono, in cui due alberi, l’a pitu (un faggio) l’elemento maschile, e la rocca (una chioma di abete), l’elemento femminile, sono innestati e innalzati in piazza. Un matrimonio che assicurerà buoni raccolti.
Si tratta di una tradizione magica che sa di terra e di fatica e attorno alla quale ruota un miracolo che risalirebbe al XIII secolo. Allora, si racconta, Sant’Antonio si fermò a riposare tra i boschi di Rotonda, in località Marolo, protetto dalle fronde ampie degli alberi. Alcuni anni dopo un bovaro, poco più che un bambino, cadde in un burrone nei pressi. La sua sorte sembrava segnata quando apparve il Santo e lo trasse in salvo. Per ringraziarlo, secondo la leggenda il ragazzo tagliò un abete bellissimo e lo offrì in dono. Una tradizione che si rinnova ogni anno il 13 giugno.
Il rito inizia l’8 giugno con la benedizione dei buoi ma la frenesia raggiunge l’apice il 12 giugno quando le mucche arrivano in paese a gruppi di due. Avanzano con le grandi corna arcuate ingentilite da rose e gigli tra le vie del borgo. La gente intorno parla, prega, canta. La musica degli organetti incita alla festa. Più avanti una banda suona. Il momento più atteso sta arrivando.
In piazza, l’abete è sollevato a braccia da gruppi di uomini. È la tradizionale “girata” in cui ognuno è sorretto – in qualche modo – dallo sforzo della braccia dell’altro.
La mattina del 13 giugno il paese è scosso da un’euforia elettrica. È il giorno dell’alzata, dopo il quale l’albero innestato ( il tronco de l’a pitu unito alla cima della Rocca ) resterà in piedi per un anno intero portando buona sorte all’intera collettività.
Testi e voce di Alessandra Accardo