La notte della vigilia di Natale, quando si è seduti attorno a tavole imbandite e si brinda al bambinello che sta per nascere, c’è un essere misterioso e minaccioso che si aggira per le strade di Rotondella: il lupo mannaro (u lup mnàr).
Secondo la leggenda del piccolo comune lucano, conosciuto anche come “balcone dello Jonio” per la sua vista mozzafiato che abbraccia Calabria, Puglia e Basilicata, colui che ha avuto la sfortuna di nascere nella notte tra il 24 e il 25 dicembre, è affetto dalla licantropia e allo scoccare della mezzanotte si trasforma, inevitabilmente, in lupo mannaro.
La sua mutazione in animale è incontrollabile e la ferocia che lo governa lo rende temibile più di qualsiasi altro essere vivente. Per questo motivo, alla fine del cenone di Natale, quando si rientra a casa a piedi, si deve prestare estrema attenzione e guardarsi intorno: incrociare il lupo mannaro significa diventare la sua preda, volente o nolente. Il suo morso non uccide ma rende la persona, vittima della stessa sorte, ovvero diventerà licantropo a sua volta.
La leggenda, tramandata di padre in figlio, racconta che per mettersi al riparo dalla furia della bestia occorre salire almeno quattro gradini, questo perché l’uomo lupo riesce a salirne solamente tre. Affinché la maledizione svanisca, occorre aspettare l’alba perché, con i primi raggi di sole, la bestia tornerà ad essere un uomo.
A questo punto tutti i bambini potranno godersi il pranzo di Natale e giocare a palle di neve in mezzo alla strada, senza la paura di poter incrociare il temibile mostro metà uomo e metà lupo.