In via Pretoria, a Potenza, a ridosso di Porta San Luca, nell’edificio dove oggi c’è il comando dei Carabinieri, nel 1500 sorgeva il convento di monache retto dalle Clarisse. Era l’unico femminile presente in città ed era stato funestato nel 1400 da ben due epidemie di peste che avevano ridotto drasticamente il numero delle suore presenti al suo interno, risparmiandone una soltanto.
Nel 1500, però, questo monastero era famoso nel capoluogo soprattutto per le scabrose vicende d’amore che avvenivano al suo interno. Di particolare intensità è la storia che vide come protagonista la monaca Violante Anatrone da Scafati e Jacopo Boro Joanne da Potenza, un nobile potentino, raccontata anche da Giuseppe Rendina in “Istoria potentina”.
La bellezza di suor Violante pare fosse già leggendaria tra i suoi contemporanei. Eppure, la giovane fu costretta alla clausura dalla famiglia: un destino condiviso con molte consorelle di origine aristocratica. Priva di una vera vocazione nei confronti della vita monastica, Suor Violante incontrò, non si sa bene in che modo, il ricco Jacopo de Boro Joanne da Potenza. La passione esplose tra i due travolgendo completamente i due giovani.
Nel silenzio del convento, da quell’unione nacque un primo figlio, ma quando venne al mondo anche un secondo bambino lo scandalo non poté più essere nascosto. Nel 1511, Bartolomeo Nolè, canonico della cattedrale e notaio apostolico, a seguito di dispensa pontificia, autorizzò suor Anatrone ad abbandonare gli abiti monacali e a sposare Jacopo de Boro che poterono, così, realizzare il proprio sogno di una vita insieme.
Il convento fu soppresso con un decreto del 17 febbraio 1861, con cui si dispose la chiusura degli ordini monastici nelle provincie meridionali. Nel 1925, l’edificio è stato dotato di ampi portici. Oggi è intitolato al potentino Orazio Petruccelli, ucciso dai nazisti a Cefalonia all’indomani dell’armistizio.