Le architetture rupestri si sviluppano tra le pareti rocciose di crinali, gole o gravine, sfruttando caverne e anfratti naturali. Il termine latino rupes si associa a tutte le forme di espressione artistica supportate da superfici rocciose, come le pitture di età paleolitica o i sorprendenti affreschi bizantini che arricchiscono le chiese rupestri disseminate nel territorio lucano.
Da nord a sud scopriremo solo alcuni degli innumerevoli tesori che la Basilicata custodisce nelle sue grotte, in un viaggio che porta a Matera, con il suo territorio straordinariamente ricco di insediamenti monastici altomedievali.
Si parte dal Vulture, nell’estremo nord della regione, e in particolare da Melfi, nel cui territorio si possono visitare diversi insediamenti. La chiesa rupestre di Santa Margherita può senza dubbio considerarsi la più prestigiosa cripta basiliana della zona. I bellissimi affreschi, ben conservati, testimoniano l’influenza normanno-sveva nel territorio: rappresenta un re, una regina e un ragazzo, con tutta probabilità Federico II, la terza moglie Isabella d’Inghilterra e il figlio Corrado. Di fronte a loro tre scheletri, a ricordare che la Morte non risparmia nessuno.
A circa 6 chilometri dall’abitato di Oppido Lucano sorge il complesso della chiesa rupestre di Sant’Antuono. Costruito in prossimità di un’antica sorgente di acqua dolce (è visibile il lavatoio, collegato al paese da 300 scalini, detti trecedd) è composto da 19 grotte scavate nel tufo. La cripta ospita un interessante ciclo di affreschi, che narra l’intero corso della vita di Cristo e della Madonna, unico nel panorama del rupestre in Basilicata.
Procedendo a sud-est si raggiunge la più estesa e spettacolare concentrazione di chiese rupestri esistente, il Parco Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri. Con una superficie di 8000 ettari nei territori di Montescaglioso e Matera, è uno straordinario museo a cielo aperto di circa centocinquanta siti di culto. È difficile tracciare un profilo unitario di queste eccezionali testimonianze, che meritano una visita accurata: le chiese del periodo romanico sono accomunate da absidi, colonne e muretti, pareti ornate da archi e capitelli, volte e cupole a cerchi concentrici. Alcune sono legate alla presenza di monaci benedettini, come la cripta del Peccato Originale, che rappresenta una delle più antiche testimonianze dell’arte rupestre del Mezzogiorno. Il suo stupefacente ciclo di affreschi, realizzato cinquecento anni prima di Giotto, ha un valore artistico eccezionale, tanto che la chiesa-grotta viene definita la Cappella Sistina della pittura parietale rupestre.
Qui termina il viaggio tra le rocce e nelle grotte che narrano la storia sociale e religiosa del territorio in un arco temporale che affonda le sue radici nella preistoria.