La Basilicata è ricca di siti archeologici: un enorme patrimonio che riflette la storia millenaria della regione. Oltre alle aree archeologiche della costa jonica, legate al glorioso passato della Magna Grecia, l’entroterra custodisce tesori che meritano di essere visitati. Venosa, adagiata tra le colline del Vulture, conserva, tra gli splendidi monumenti del suo passato, un’area archeologica.
Nata come colonia romana, la città di Orazio ebbe un notevole sviluppo economico grazie alla via Appia. Gli elementi più interessanti sono le terme e l’anfiteatro, oltre ai resti di domus private con i pavimenti musivi. Le terme comprendono vari ambienti: lo spogliatoio, il frigidarium, la sauna e i locali per i bagni caldi. L’anfiteatro, di forma ellittica, è costituito da gradinate disposte su tre livelli, che potevano accogliere circa diecimila spettatori. All’interno dell’area è possibile ammirare il complesso della Santissima Trinità. Risalente al medioevo, è composto da due chiese: la chiesa antica, in stile romanico, e la chiesa nuova nota come Incompiuta, perché non fu mai terminata. Oggi rimane esattamente come è stata lasciata all’epoca, e il colpo d’occhio è davvero suggestivo.
Ci spostiamo più a sud, nella valle del Basento, per scoprire l’area archeologica di Serra di Vaglio. Il sito fortificato, posto a 1095 metri di altitudine, fu costruito in posizione strategica da una popolazione indigena: è il più antico centro abitato della Basilicata. L’area presenta grossi blocchi murati a secco, testimonianza della ciclopica fortificazione. La struttura dell’abitato urbano accoglie l’interessante esperimento di ricostruzione di un’abitazione privata: è nota come la Casa dei Pithoi, dal nome dei grandi recipienti per le derrate alimentari che sono stati rinvenuti, disposti in fila e sorretti da pietrame. Non lontano, immersi nel bosco, si trovano i resti del santuario di Rossano. Ci sono la piazza lastricata, un altare e numerose iscrizioni in lingua osca (in passato parlata in alcuni territori dell’Italia meridionale). La presenza di una sorgente di acqua gelida giustifica la scelta di consacrare il sito alla dea Mefitis, che aveva poteri taumaturgici legati all’acqua.
Seguendo il corso del fiume Agri, sulle sponde del Lago di Pietra del Pertusillo, si raggiunge una delle aree archeologiche più importanti e meglio conservate del sud Italia: Grumentum.
Il sito fu scelto dai romani per la sua posizione strategica di controllo e difesa del territorio, posto lungo la via Herculea, che da Venusia e Potentia conduceva a Herakleia e Taranto, e la via Popilia, che portava a Nerulum. Dell’antica città romana restano, perfettamente visibili, l’antica struttura urbanistica a isolati regolari, costituiti da decumani e cardi, il tempio e le rovine dell’acquedotto; al periodo della successiva ricostruzione augustea, risalgono il teatro, il foro e le terme.