La Basilicata è stata sempre terra di conquista, contesa da invasori che hanno lasciato impronte permanenti della loro cultura, determinando contaminazioni ricche di suggestione.
Seguendo le tracce del tempo, ci si imbatte nella presenza degli arabi che, tra il IX e il X secolo, si insediarono stabilmente nel territorio lucano, erigendo fortezze e intrecciando con le popolazioni locali in un sodalizio proficuo. Pietrapertosa, Tricarico e Tursi, da semplici insediamenti militari, divennero vere e proprie comunità, con quartieri residenziali islamici ed eredità linguistiche ancora riconoscibili.
Pietrapertosa è il centro più alto della Basilicata, avviluppato alle rocce delle Dolomiti lucane a più di 1000 metri: gli arabi sfruttarono questa conformazione naturale costruendo una roccaforte inespugnabile, quasi tutta scavata nella roccia. Il castello del X secolo, domina la valle del Basento da un’altezza impressionante; ai suoi piedi si è sviluppata l’Arabata (a’Ravt in dialetto). La comunità pietrapertosana celebra la riscoperta delle proprie origini e delle contaminazioni arabe nella manifestazione “Sulle tracce degli arabi”, che si svolge solitamente ad agosto.
Poco lontano sorge Tricarico, il cui centro storico ospita due quartieri arabi: la Saracena, con funzione di fortilizio a vedetta delle valli sottostanti, e la Rabata, concepita con caratteri più tipicamente residenziali. Qui la presenza saracena si tradusse in elementi di sviluppo in campo commerciale e agricolo: si diffusero infatti tecniche di irrigazione che diedero vita a una miriade di orti alimentati dalla canalizzazione delle acque sorgive di impianto arabo.
Procedendo verso il cuore più brullo della regione si arriva a Tursi, in cui la presenza araba è talmente evidente che sembra proiettare il visitatore in una dimensione onirica. La Rabatana, fondata dai saraceni nel X secolo in posizione difensiva sulle valli del Sinni e dell’Agri, è un intrico edilizio verticale, fatto di vicoli e cunicoli silenziosi che si affacciano su burroni pieni di grotte, definite jaramme dal poeta tursitano Albino Pierro. Sovrastata dai ruderi dell’imponente castello, la Rabatana è davvero un luogo senza tempo, raggiungibile inerpicandosi sulla petrizze, una ripida scalinata.
Ulteriori tracce della presenza araba in Basilicata sono rintracciabili nei dialetti e permangono ancora oggi nell’uso quotidiano. Tra i più curiosi ci sono ciuféca (bevanda disgustosa), musàl (tovaglia da tavola), celèpp (glassa per ricoprire i dolci), il verbo scerrà (bisticciarsi), tavùt (cassa da morto), za’aglia (fettuccia) e zuquarèdd (funicella).
Foto di copertina ‘La Rabatana di Tursi e la caratteristica scalinata petrizze’ (foto Manuela Lapenta)