Che Matera assomigli alla Terra Santa è una verità che il cinema ha trasformato in magia ancora prima che arrivassero la grafica computerizzata e la post-produzione.
Chissà se “La Passione di Cristo” o “Ben Hur”, ma anche “Nativity”, “Christ the lord” e “Maria Maddalena”, per citarne alcuni, sarebbero mai stati girati qui se nel 1954 non ci fosse arrivato Pier Paolo Pasolini per “Il Vangelo secondo Matteo”.
Nonostante fosse stato in Israele, Palestina e in Giordania, Pasolini scelse di girare a Matera perché era una terra ancora pura, autentica, quasi ancestrale e non contaminata dal potere.
Ne venne fuori una rilettura delle vicende della nascita, della vita e della morte di Gesù in cui il luogo, insieme alla sua comunità autoctona, è protagonista al pari degli attori: il giovanissimo sindacalista spagnolo Enrique Irazoqui nel ruolo di Cristo e la madre di Pasolini, Susanna, in quello di Maria.
Quel luogo sono i Sassi di Matera, tra i quali il regista fa muovere un messia rivoluzionario e da voce alla gente che vive e sopravvive, quasi come nelle vicende bibliche evocate. A metà strada, in piazza Porta Pistola, viene ricostruita la Porta di Gerusalemme che Cristo attraversa acclamato dalla folla. Gli scorci del Caveoso, la parte più antica degli storici rioni materani, sono perfetti in ogni angolo. Nel Barisano, invece, tra via Lombardi e via Fiorentini, furono girate le scene della via Crucis ma anche la fuga dell’apostolo Simone mentre Gesù raggiunge il Golgota che fu ricostruito su uno sperone di roccia di Murgia Timone, nell’attuale Parco della Murgia, per la prima volta in assoluto, 40 anni prima di Gibson e chi poi è arrivato dopo di lui.