Un cavallo bianco che si riposa sulla sponda del Lago del Pertusillo, tra bianche increspature d’acqua e foglie d’erba che brillano nel vento come lucciole. Poco oltre, ci sono 4 uomini (Alessandro Gassmann, Max Gazzè, Paolo Briguglia e Rocco Papaleo) e una donna (Giovanna Mezzogiorno).
Sono in viaggio. E sono compagni che in qualche modo ci assomigliano: parlano la nostra lingua; hanno alle spalle sogni irrealizzati, parole non dette e fallimenti e sono circondati dalla bellezza lucana.
È forse tutto qui il senso del successo di “Basilicata coast to coast” , un film del 2010 diretto da Rocco Papaleo, all’esordio dietro la macchina da presa.
La storia narra di un quartetto di amici che decide di puntare il tutto per tutto sulla musica. Nicola Palmieri (Rocco Papaleo), insegnante di matematica del liceo artistico rinuncia alla possibilità di diventare preside, in quanto avverte il forte desiderio di abbandonare il suo lavoro per dedicarsi alla sua amata musica.
Nicola è anche il frontman di “Le Pale Eoliche”, band di cui fanno parte Salvatore Chiarelli (Paolo Briguglia), chitarrista e studente di medicina fuoricorso, Franco Cardillo (Max Gazzè), falegname, contrabbassista e pescatore, e Rocco Santamaria (Alessandro Gassmann), un percussionista disoccupato da anni.
Il gruppo intende partecipare al Festival del teatro-canzone di Scanzano Jonico e sceglie di raggiungere la location in una modalità particolare, ovvero attraversando a piedi la Basilicata, da costa a costa, portando con sé il minimo indispensabile.
Partono dieci giorni prima della data, con un carretto trainato da un cavallo bianco, percorrendo strade alternative, nella speranza di ricercare il senso delle loro vite. Con loro anche la reporter glaciale, scontrosa e insoddisfatta (Giovanna Mezzogiorno), che ha il ruolo di redigere il diario di bordo per una televisione parrocchiale.
La bizzarra impresa vedrà i protagonisti incamminarsi da Maratea, in un viaggio denso di imprevisti e incontri inaspettati, affascinati dagli incantevoli paesaggi rurali incontaminati e la magia dei piccoli paesi sperduti.
Tra Lauria e Trecchina, è la familiarità di un pezzo di pane e frittata che riluce come ricordi d’infanzia tra le viuzze acciottolate dei borghi, la musica e la gentilezza di persone che – pur se per un solo istante – diventano compagni di viaggio ideali. A Viggiano, la Madonna nera appare come una dispensatrice di miracoli che possono accadere solo mettendosi in cammino sulle strade della Basilicata.
A Craco, invece, i personaggi ammutoliscono di fronte alla meraviglia di un borgo che muore rimanendo, in qualche modo, vivo e uguale a se stesso.
Con un linguaggio ironico e divertente, il film è una profonda dichiarazione d’amore di Papaleo per la sua terra, in cui mette in evidenzia «la sua capacità di fare e inseguire sogni, la voglia e la possibilità di cercare un cambiamento, la leggerezza poetica di cui è ricca».
Si tratta di un tentativo perfettamente riuscito di risvegliare l’attenzione e il senso di appartenenza nei riguardi di una terra, la Lucania, spesso dimenticata, anche dalla sua gente. Con le riprese nei comuni lucani di Maratea, Trecchina, Lauria, Tramutola, Spinoso (Lago di Pietra del Pertusillo), Aliano, Scanzano Jonico e Craco, il regista racconta in modo poetico bellezza e contraddizioni dei luoghi e della sua gente per spronare questi a credere e investire concretamente nelle potenzialità del territorio lucano.
Non a caso, sono tanti gli elementi che cambieranno in questo itinerario speciale e terapeutico che costituirà per ogni personaggio una sorta di rinascita attraverso un significativo percorso di introspezione personale.