Quando nel 1964 Pier Paolo Pasolini inizio la lavorazione de “Il Vangelo Secondo Matteo” aveva intenzione di girare il film in Palestina, nei luoghi originari in cui Gesù visse e predicò.
I sopralluoghi in Terra Santa, però, gli fecero cambiare idea: la troppa modernità aveva finito col contaminarli.
L’attenzione del regista si spostò pertanto sul Sud Italia e, in particolare, sulla Basilicata, dove l’asprezza dei luoghi e, al contempo, dei volti, gli permise di trovare le location ideali per quello che, ancora oggi, viene definito non solo un capolavoro ma anche il miglior film sulla vita di Cristo.
E se i Sassi di Matera resero perfettamente l’idea della Gerusalemme antica, per scorci e fisionomie, Barile (Potenza) – suggestivo borgo arbereshe (albanese) della zona del Vulture – divenne Betlemme.
Qui Pasolini girò quattro scene, coinvolgendo anche un centinaio di comparse del posto scelte nei luoghi popolari del paese, tutte ambientate sulla “Sheshe”, la collina caratterizzata da tantissime grotte di tufo che, originariamente, diedero rifugio agli immigrati albanesi giunti nella zona. Si tratta delle sequenze della natività, dell’adorazione dei Magi, della strage degli innocenti e della fuga in Egitto.
Già all’epoca delle riprese, quella miriade di grotte dai caratteristici portoni variopinti era diventata il luogo migliore per conservare il vino che, in quella zona, si produce bene e in abbondanza ancora oggi, quando queste cantine hanno dato luogo a un omonimo parco, dove ogni anno, in agosto, si svolge “Cantinando: Wine & Art”, una manifestazione che unisce il meglio dell’enogastronomia del Vulture, con arte e cultura contemporanee.
“Il Vangelo”, in Basilicata, fu girato anche nel Castello di Lagopesole (Potenza), dove fu ricostruita la scena del Sinedrio.