“Diventavamo americani vergognandoci di essere italiani”. Con questa frase un ormai famoso pedagogista, Leonardo Coviello, da anni in lotta per l’integrazione dei figli dei migranti negli Stati Uniti, raccontava la sua epopea di bambino lucano in America. Un’impressione con cui avrebbe fatto sempre i conti e contro cui, amando profondamente le proprie origini, avrebbe imparato a combattere.
Mentre Leonardo nasceva ad Avigliano, il 26 novembre 1887, suo padre probabilmente già stava pensando di emigrare. L’idea di diventare uno straniero non gli piaceva ma, sottilmente, coltivava il desiderio di ritornare quando tutto sarebbe andato per il meglio. Due anni dopo la nascita di suo figlio, partì. Nel 1896, la famiglia lo raggiunse a New York, nell’East Harlem. Erano trascorsi 7 anni e Leonardo conosceva il genitore solo attraverso i racconti della madre.
La prima cosa di cui imparò disfarsi, a scuola, fu il suo nome, modificato in Leonard Covello. Come se, implicitamente, nel suo nominativo ci fosse qualcosa di vagamente sbagliato. O, almeno, questa è l’idea che, sulle prime, gli balenò. Nonostante le difficoltà iniziali però, il ragazzo riuscì a vincere una borsa di studio e a laurearsi presso la Columbia University, nel 1911.
Nel 1913, Leonardo era già diventato un insegnante di francese alla DeWitt Clinton High School. Al termine della Prima guerra mondiale, tornato a insegnare dopo essere stato mandato come volontario in Francia per svolgere azioni di intelligence, ebbe modo di approfondire il problema dell’integrazione dei ragazzi italo-americani. Era un po’ come guardarsi dentro: a tratti doloroso ma necessario.
Ed ebbe una rivelazione: il bilinguismo e il biculturalismo dei giovani erano una risorsa, una componente che occorreva esaltare e non mortificare. Le scuole avrebbero dovuto puntare sulle differenze di ragazzi e ragazze mostrando la loro unicità e dando il via a una vera integrazione, privata di quel senso di vergogna che lui stesso, fanciullo, aveva dovuto provare.
Nel 1922 nell’istituto presso cui insegnava promosse la creazione del Dipartimento di Italiano. Un esperimento di successo ulteriormente rafforzato nel 1934 con la fondazione della Benjamin Franklin High School a East Harlem, nel quartiere in cui era cresciuto di cui divenne preside. Qui, poté applicare le sue idee di integrazione anche alla comunità portoricana che, nel frattempo, era cresciuta esponenzialmente. Morì nel 1982 a Messina. Aveva fatto ritorno in Italia dieci anni prima per applicare i suoi metodi da esperto pedagogo anche in Sicilia.
Un lungo viaggio di ritorno verso le proprie radici.