Voce e testo di Alessandra Accardo
Secondo una leggenda, un attimo prima che le ombre della notte avvolgano l’inespugnabile fortezza di Lagopesole, quando le ultime luci del giorno piroettano ancora sulle sue mura, il pianto straziante di una giovane donna proverrebbe dalle stanze più interne del maniero. È l’esito di una vicenda d’amore, antica e triste, che si tramanda, in Basilicata, da quasi otto secoli.
Castel Lagopesole domina la valle di Vitalba. È un imponente blocco quadrangolare, massiccio e quasi inespugnabile, a 820 metri sul livello del mare. Da lì, lo sguardo raggiunge facilmente il monte Vulture, distante appena pochi chilometri. È facile, quindi, capire perché Federico II, nel XIII secolo, abbia eletto questo panorama ad area di caccia favorita e perché suo figlio, il biondo Manfredi, abbia amato il pacato raccoglimento di questo maniero al punto da farne una piccola oasi di pace familiare.
Dal 1259, anno delle sue nozze con Elena degli Angeli, figlia del despota d’Epiro Michele II e di Teodora Petralife, Santa della Chiesa Ortodossa, Castel Lagopesole è stato il luogo prediletto dell’ultimo sovrano della dinastia sveva del regno di Sicilia. Qui, il re trascorreva ore d’amore con la sua amata moglie e con i loro 4 figli. Poi, nel 1266, Manfredi fu massacrato da Carlo I d’Angiò, a Benevento, e la fortezza, ormai di dominio angioino, divenne un carcere per personaggi illustri.
Anche Elena fu rinchiusa qui. Separata dai suoi figli, la donna passò giorni orribili nel maniero prima di morire, a 29 anni, nel castello di Nocera Inferiore. Ma la sua anima, dopo la morte, non si rassegnò e fece ritorno a Lagopesole.
Ogni sera, i suoi lamenti invadono il borgo sottostante e la sua ombra vaga nel castello alla ricerca del marito perduto.
Anche il fantasma di Manfredi, vestito di verde e in groppa al suo cavallo bianco, si dice si aggiri ancora tra i boschi del Vulture. Le ombre dei due amanti infelici si cercano ma sono destinate a non incontrarsi mai. Bramandosi per sempre in questi luoghi.