Tutti conoscono l’importanza che rivestono i beni culturali materiali quali il Colosseo o le cattedrali o altri monumenti storici. Ma non tutti ricordano che il più importante documento storico di una comunità è la sua lingua. Ecco perché da anni in Basilicata stiamo lavorando per la tutela e la valorizzazione dei dialetti lucani.
Questa Regione è una miniera a cielo aperto per quanto riguarda il suo patrimonio linguistico. Qui, grazie a secoli di isolamento, si conservano antiche lingue che stupiscono. Qui si possono ritrovare insieme i vocalismi tonici prodottisi in tutta la Romània. Proprio in base alla distribuzione di questi vocalismi si può dividere la Basilicata linguistica in quattro macro-aree: quella a vocalismo romanzo-occidentale (per intenderci lo stesso tipo dell’italiano standard), a vocalismo sardo, a vocalismo siciliano, a vocalismo balcano-romanzo (lo stesso che si incontra nel rumeno) e un’area che presenta vocalismi di transizione. Questi ultimi, che formano l’area più ampia, indicano una fase di evoluzione che potrebbe portare, nel tempo, verso il vocalismo romanzo-occidentale.
Quando in Basilicata si parla di macro-aree non si intende che al loro interno ci siano dialetti con eguali fenomeni e caratteristiche, ma, semplicemente dialetti che condividono lo stesso tipo di vocalismo. Infatti, in Lucania non è possibile una generalizzazione quando si parla di dialetti. All’interno di ogni diversa area si trovano varie micro-aree con specificità a volte uniche, sempre particolari.
Un viaggio nei dialetti della Basilicata vuol dire un viaggio nella storia di ogni singola comunità. I dialetti lucani ci raccontano di incontri, di accoglienza cose che hanno consentito nei secoli la creazione di questo meraviglioso mosaico. Si possono incontrare genti arrivate qui dalle zone liguro-piemontesi(lo stesso capoluogo di regione, Potenza, è stato ripopolato da queste genti), sono arrivati in Basilicata migranti dalla Sicilia, Rom, marchigiani, albanesi di Grecia e di questi si sono conservati gli originari idiomi o, almeno, molte delle loro caratteristiche, quelle che ci hanno permesso di ricostruire la storia e l’origine di tutte le nostre comunità. Se non si fossero conservati i dialetti non avremmo avuto nessun documento per ricostruirle.
Nel sud della regione nella zona che va più o meno da Tursi a Maratea si incontrano alcuni tra i dialetti più conservativi del mondo romanzo. Chi attraverserà quei comuni registrerà la conservazione delle desinenze verbali del latino per le II persone, singolare e plurale, e per la III singolare. Anche le vocali restano, prevalentemente immutate, quelle del latino. Chi saprà ascoltare vivrà così un’esperienza speciale un viaggio nel tempo.
(Testo della Prof.ssa Patrizia Del Puente, Professore ordinario di glottologia e linguistica presso l’Università degli Studi della Basilicata – Unibas)