Un percorso in Basilicata sulle tracce del Sacro Graal. Sono in molti, infatti, a ritenere che questa regione nasconda alcuni dei segreti legati alla Reliquia custodita dall’ordine che più di qualunque altro ha solleticato la fantasia di scrittori e sceneggiatori: i templari.
Sul suolo lucano, in effetti, sono impressi misteri che non sono ancora stati pienamente compresi e che possono facilmente alimentare il mito. Le loro strade si dipanano tra Forenza, Acerenza, Venosa, Castelmezzano, Vaglio e Lagopesole. Tra questi luoghi quello che più di ogni altro alimenta la suggestione e da cui occorre partire è senza dubbio Acerenza, la città cattedrale.
La chiesa madre di questo splendido borgo è una delle meraviglie del Mezzogiorno. È dedicata a Santa Maria Assunta e a san Canio che significa “magnifico sorvegliante”. Immensa, dal biancore abbagliante nei giorni di sole intenso, può ospitare oltre 1200 fedeli. Il senso del sacro si respira subito, anche solo ponendosi davanti alla robusta facciata. Ma, poi, lo sguardo vaga e si posa inevitabilmente su alcune croci templari. Ma è soprattutto all’interno che la Cattedrale stupisce, tra simboli pagani, una cripta restaurata nel 1524 da uno dei più autorevoli membri dell’ordine: Conte Ferrillo Balsa. Intorno, è impossibile non notare l’immagine di Cristo che salta fuori da un bicchiere e una rappresentazione della dea Mefitis, la divinità pagana più importante in Basilicata.
Da Acerenza, le strade dei templari ci conducono fino a all’Incompiuta di Venosa, dove sembra che Roberto il Guiscardo abbia nascosto, nel 1081, la croce di Costantino, ormai perduta, e dove in alcuni documenti, ricorre il nome di Ugo Dei Pagani. Secondo alcuni studiosi sarebbe proprio quest’ultimo il fondatore dell’Ordine dei Cavalieri Templari e avrebbe elargito una munifica donazione per l’ampliamento di questo luogo di culto.
Le vie del mistero ci conducono a Castelmezzano, appollaiata tra le dolomiti lucane con una grazia che appare quasi ultraterrena. È qui, nella Chiesa Madre si santa Maria che un altro simbolo templare è apparso, dietro una porta segreta e a un architrave triangolare che disegna nella roccia la croce a otto punte tipica dell’ordine e una frase sibillina che rimanderebbe alla vernazione della stella Mattutina, altro simbolo templare.
Da Castelmezzano, la via dell’ordine ci conduce a Forenza, nell’Alto Bradano. Conosciuto come “balcone delle Puglie”, questo borgo si racconta abbia dato i natali proprio a Ugo Dei Pagani. Da qui, proseguiamo fino al maniero straordinario di Castel Lagopesole le cui fattezze sembrano ricalcare in maniera quasi perfetta quelle del Krak dei Cavalieri, la grande fortezza crociata situata sulle montagne tra la Siria e il Libano settentrionale.
Infine, nell’area archeologica di Serra di Vaglio, a una decina di chilometri da Potenza, si giunge ai resti del santuario della Dea Mefitis dove, secondo un’antica tradizione, sgorgava l’acqua che donava l’eterna giovinezza. Le strade dei templari potrebbero portarci anche altrove, ma ci fermiamo qui, tra queste rovine, a respirare l’odore e la bellezza di misteri mai svelati.