Può essere una birra visionaria? Lo è se si fa strada in una zona che da anni è riconosciuta in tutto lo stivale come la terra in cui “scorre” il pregiatissimo Aglianico.
A Rionero in Vulture, tuttavia, Ersilia e Donatello hanno dato il via a un’avventura coraggiosa: la produzione e la vendita della birra del Vulture non filtrata, non pastorizzata, artigianale e lucana.
Il birrificio del Vulture consta di un laboratorio e di un punto vendita, uno spazio in cui si va dalla produzione all’imbottigliamento, alla spillatura, fino alla commercializzazione del prodotto. Qui, infatti, si segue l’intero ciclo produttivo che porta le materie prime, ossia malto in grani, luppolo, lievito e acqua, a trasformarsi in birra, un procedimento che richiede circa un mese.
La birra del Vulture è identità, ma anche essenza, sapientemente mescolate in bottiglia per un effetto finale che offre un ventaglio sconfinato di sapori e sentori a chi la sceglie: amaro o più dolce, equilibrato o leggero, bilanciato o persistente, aroma agrumato o note di caramello e miele, per citarne solo alcuni.
Le birre che si producono a Rionero hanno un gusto deciso e nomi evocativi che fanno a zig-zag tra il mondo rock, l’universo a stelle e strisce e la tradizione locale. Da “homebrewery” a microbirrificio, il birrificio del Vulture si è affermato nel panorama lucano e nazionale, tanto da ricevere riconoscimenti sulle guide più consultate dagli amanti e dagli estimatori di birra.
Vulture? Terra madre del vino, sì, ma anche tanto altro: ispirazione europea che spazia tra l’influenza belga, quella tedesca e quella inglese, patrie indiscusse della birra.