Una location non casuale: l’ex carcere borbonico a Rionero in Vulture, Potenza, ospita oggi il Museo del Brigantaggio. La città del Vulture, infatti, ha dato i natali a uno dei protagonisti più riconoscibili e rappresentativi del brigantaggio postunitario, Carmine Crocco. La sua figura è ancora oggi avvolta da un alone di mistero e fascino, di quelle che al solo nominarle suscitano timore e ammirazione. Sarà per questo che è sorto un museo interamente dedicato alla storia e ai protagonisti del periodo postunitario.
L’ingresso è situato in quella che era la gendarmeria nell’ex carcere. Dove vi era la camerata maschile, oggi vi è la polifunzionale del museo, adibita a sala per mostre e convegni. L’ausilio della tecnologia è fondamentale per il Museo di Rionero: tra le sue stanze ci si può persino trovare faccia a faccia con un brigante (un avatar), che racconta le sue imprese e le sue pene, i sentimenti che animarono le sue battaglie.
Briganti e brigantesse sono, così, ospitati nelle stanze e negli spazi interattivi del Museo.
Grazie all’allestimento suggestivo e agli espedienti digitali è possibile rivivere le esperienze dei briganti, sentirle narrare dalla “loro” voce, conoscere meglio le loro storie. Suppellettili, oggetti, abiti e riproduzioni fedeli dell’epoca, ricerca, fungono, dunque, da corollario in un’immersione nelle radici del territorio lucano.
L’ex camerata femminile ospita, infine, la leggendaria figura del capo brigante Carmine Crocco. Le sue intricate vicissitudini e le imprese della sua armata lo avrebbero condotto direttamente nei libri di storia, sui murales delle città lucane, e nei musei, ricordato da taluni come eroe popolare.