Nove borghi lucani condividono il patrimonio millenario dei riti arborei, che sanciscono il passaggio delle stagioni e il mutamento della natura. Il culto celtico si è radicato fortemente in Basilicata, dove la diffidenza ecclesiastica è stata superata con tenacia dalle comunità locali, che lo hanno preservato come precisa forma di emancipazione.
Le nozze arboree si concentrano nei borghi raccolti tra le rocce e le foreste delle Dolomiti Lucane, (festa del Maggio) e del massiccio del Pollino (Sagra dell’Abete). Due alberi, l’elemento maschile e quello femminile, vengono scelti, tagliati e trasportati dai boschi lungo cortei di buoi e uomini, dove non mancano mai vino, canti e cibo, prima di venire innestati e innalzati nelle piazze, pronti per essere scalati dai più coraggiosi.
Accettura celebra il Maggio durante la Pentecoste. U’ masc’ (il maggio) viene trainato dai buoi, mentre u’ fri(u)sc viene trasportato in spalla. I due alberi vengono poi uniti ed esposti fino al Corpus Domini.
Il Maggio di Oliveto viene innalzato dal 10 al 12 agosto, per garantire la partecipazione degli emigranti. Le nozze tra gli alberi vengono celebrate dopo la processione di S. Rocco e S. Cipriano.
U’ Masc’ di Castelmezzano sancisce l’arrivo dell’autunno: a settembre il borgo adornato di fiori e nastri attende il corteo; le nozze sono celebrate nell’incanto roccioso delle Dolomiti lucane.
U’ Masc’ di Pietrapertosa si festeggia nel weekend successivo al 13 giugno. Il corteo che trasporta il cerro parte, scortando e incoraggiando i buoi fino al campanile del borgo di pietra, dove attende la sposa.
Il Maggio di Gorgoglione si festeggia dall’11 al 13 giugno. Il Maggio viene innalzato il 12 giugno davanti al Santuario della Madonna del Pergamo, a 955 metri.
Castelsaraceno festeggia il rito in onore di S. Antonio, nelle prime tre domeniche di giugno. Due gruppi si occupano della ‘ndenna e della cunocchia, che vengono trasportati nel paese in festa, tra tavole imbandite in attesa del Santo.
Viggianello celebra il rito in tre momenti distinti: a Pasqua, ad agosto e a settembre. Qui gli alberi sono a’pitu (una volta era un abete, da cui deriva il nome dialettale della festa); la cuccagna e la rocca.
Rotonda festeggia l’a’pitu e la rocca a giugno in devozione a S. Antonio, artefice del miracolo che salvò un bovaro precipitato in un burrone. Durante le nozze vengono offerti tortaneddri e panetteddre.
A Terranova la Pita celebra la primavera: qui il protagonista è un abete che viene diviso in due l’ultima domenica di maggio per essere poi re-innestato a S. Antonio tra vino, musica e taralli.
Al di là delle peculiarità, tutti questi rituali celebrano con spirito liberatorio il legame con la natura: un’occasione unica per immergersi nell’anima di luoghi ricchi di fascino e tradizioni.