“Animali Fantastici e dove trovarli” è proprio il caso di dirlo: in Basilicata. Tra le tante meraviglie lucane, nella regione bagnata dai due mari, è possibile andare anche alla ricerca di antichi reperti, testimonianza di un mondo perduto, o quasi, che resiste nella memoria collettiva grazie ai fossili e alle aree in cui essi sono conservati.
A Venosa, poco distante dall’attuale agglomerato urbano, ci si imbatte nel sito Paleolitico di Notarchirico, un’area museale affidata alla gestione dell’Istituto Paleolitico Luigi Pigorini di Roma. Nel corso degli scavi e delle ricerche sono emersi non solo reperti riconducibili all’uomo preistorico, ma anche resti di animali ormai estinti come il bue selvatico e l’elefante bianco, databili all’incirca 600 mila anni fa, nell’epoca del Pleistocene. Uno dei più significativi è il cranio di Elephas antiquus – l’enorme elefante dalle zanne dritte – oltre al più antico resto umano rinvenuto nell’Italia meridionale, un femore di donna. La maggior parte dei reperti è attualmente conservata ed esposta al Museo archeologico della città oraziana.
Poco distante dalla cittadina di Venosa, sempre restando nell’area del Vulture Melfese, si può ammirare un altro reperto che fa ancora più impressione perché sorge in uno scenario popolato dai tradizionali colori di una terra fruttifera come quella del Vulture. Qui le sfumature delle colline lasciano il posto ad alcuni resti che ricordano a tutti di un passato estremamente remoto e ricco di suggestioni in cui la Terra era popolata da creature oggi quasi mitologiche. Si tratta dello Scavo Paleolitico Inferiore, nei pressi del cimitero di Atella. Dagli studi stratigrafici è stata messa in evidenza la sua localizzazione, sulle rive di un lago scomparso a seguito della formazione del massiccio del Vulture. Gli scavi hanno fatto ipotizzare la presenza di mastodontiche creature probabilmente impantanate vicino al lago durante la caccia notturna, grazie alle impronte evidenziate in loco, anche perché sono stati rinvenuti i resti ossei soprattutto di Elephas antiquus e di Bos primigenius, un enorme bovino estinto. Il ritrovamento, poi, anche di una cospicua parte di strumentazione fa supporre che in quelle aree fosse molto attiva la lavorazione della pietra.
Spostandosi verso Matera, invece, si può fare visita al Museo “Racconti in Pietra”, pensato e strutturato per far vivere l’emozione di una passeggiata nella preistoria. A partire dalla famigerata balena “Giuliana”, riemersa qualche anno fa dal lago di San Giuliano, nell’agro tra Matera e Miglionico. Il tour proposto è a misura di bambino e porta a immergersi tra i fossili di varie ere geologiche, impresse nel tufo. L’obiettivo è quello di far tornare tutti, anche gli adulti, al tempo in cui, pieni di sogni, si consultavano i libri con le immagini di dinosauri e creature fantastiche alla scoperta di un mondo straordinario. Il tutto è reso ancora più suggestivo dallo scenario del museo, incastonato negli ipogei del Sasso Caveoso, senza dimenticare il supporto delle nuove tecnologie che consentono di alternare plastici a fossili veri e propri.