Questo ampio lacerto del grande affresco, che doveva coprire gran parte della controfacciata e della parete laterale, fu rinvenuto nel 1985 nel corso dei lavori di restauro della cappella dedicata a San Carlo Borromeo. SI tratta di una felice espressione della cultura artistica pugliese allo scorcio del XIII secolo, ancora intrisa di elementi orientali ma al contempo già nel processo di accogliere le novità della pittura gotica, ad esempio nel movimento del cherubino e dei demoni. Attribuita a Rinaldo da Taranto, l’opera, nelle intense rappresentazioni dei dannati e nei cartigli aggiunti in seguito, conserva una fortissima valenza didascalica e pedagogica.
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