Gli alberi sono elementi essenziali del paesaggio lucano: questi “monumenti della natura” rappresentano un patrimonio dal valore inestimabile, in grado di raccontare la storia dei territori e dei popoli che li abitano. In alcuni casi si tratta di esemplari antichi, con centinaia di anni di età, sorprendentemente sopravvissuti alle avversità naturali e alla pressione
antropica.
Questo viaggio consente di scoprire alcuni tra questi magici testimoni del tempo, così silenziosi eppure così espressivi: spesso infatti, hanno assistito alla vita di generazioni di uomini e nascosto, nelle pieghe ruvide della loro corteccia, segreti e storie leggendarie.
Si parte da Pescopagano, il paese più a ovest della Basilicata. Nel suo territorio, infatti, è possibile ammirare due alberi padri: un tiglio selvatico di circa 400 anni nei pressi della bella Abbazia di San Lorenzo in Tufara, immersa in un verde intensissimo, e la maestosa quercia di “Masini” (in località Valle del Mulino), una roverella monumentale di quasi cinquecento anni alta 18 metri.
Procedendo lungo la valle del Basento è possibile visitare Campomaggiore Vecchio, paese abbandonato nel 1885 in seguito a una frana, considerato all’avanguardia per i suoi tempi, tanto da essere chiamato “città dell’utopia”. Anche in questo luogo estremamente suggestivo, svettano come guardiani silenziosi due alberi padri. Un pino domestico, nei pressi dei ruderi del palazzo Cutinelli-Rendina e una sequoia gigante importata dal nord America, entrambi impiantati per volere del conte e agronomo Teodoro Rendina per abbellire l’orto botanico.
A sud-ovest della regione, e precisamente nella Villa comunale di Lagonegro, campeggia un cedro del Marocco alto 25 metri: la pianta, di notevoli dimensioni, è l’albero più grande di tutto l’abitato.
Non lontano, nella valle del Noce, meritano una visita due borghi interessanti, con i loro monumenti naturali, oltre che architettonici. Il primo è Rivello, ricco di palazzi che ne svelano la doppia anima, latina e bizantina; tra queste c’è il convento di Sant’Antonio, nel cui parco fa mostra di sé un pino domestico di 22 metri. L’altro è Nemoli che, neanche a dirlo, anticamente si chiamava Bosco. Il suo territorio verdissimo è dimora di una roverella monumentale alta 20 metri, ben riconoscibile nei pressi del campo sportivo.
Nell’area del Pollino, e più precisamente nel territorio di Laino Borgo, vive in piena salute la Quercia di Licari, uno straordinario esemplare di circa 350 anni caratterizzato da una forma eccezionalmente armonica e da una folta chioma, che copre un’area di circa 700 metri quadrati. Nel versante lucano del parco è possibile ammirare il Faggio delle 6 sorelle, raggiungibile tramite un sentiero da Piano Ruggio, nel comune di Viggianello. L’esemplare, alto 28 metri, è così chiamato perché il tronco sembra il risultato della fusione di 6 fusti saldati tra loro.