A una decina di chilometri circa da Potenza, sorgeva l’antico abitato di Serra di Vaglio. Tutto ciò che resta di questo florido centro, che ha avuto la sua egemonia tra il VI e il IV sec. a.C., si trova, oggi, all’interno di un’area archeologica in cui sono visibili resti di fortificazioni, una strada e un’importante necropoli. La ricchezza dei paramenti ritrovati nelle tombe racconta di cavalieri e di commerci che si spingevano anche fino all’est Europa. Una società ricca, insomma.
Probabilmente, però, il dettaglio che più di qualunque altro sottolinea l’importanza di questo sito nell’antichità si trova più a valle, alla confluenza di alcuni vecchi tratturi, in località Rossano, nei pressi di una sorgente fresca e abbondante che secondo alcune credenze era indicata come la fonte dell’eterna giovinezza.
Qui, sorgeva il santuario federale della Dea Mefite, la più importante divinità per le popolazioni in lingua osca. In questo luogo, convergevano i Lucani da ogni dove per pregare, fare offerte, sviluppare i propri affari oppure per prendere accordi politici e militari. Tutto avveniva sotto gli occhi vigili e intensi della statua della dea delle acque.
Questa divinità era una sintesi perfetta tra la bella Afrodite, la materna Demetra che cura la terra, e la terrificante Persefone, regina degli inferi.
Dalla morte, alla vita; dal sottosuolo alle radici che ne scaturiscono. Mefite è una dea femminile e complessa, che ha in sé espressi – ai massimi livelli – le caratteristiche della cura e dell’evoluzione. Governa l’elemento acquatico, in qualunque forma esso appaia: salmastro, lacustre e persino putrido o stagnante.
Attorno al sagrato, su cui sorgeva l’altare con la statua di culto, si estendeva un lungo porticato a forma di “U” in cui venivano raccolte le offerte e attorno al quale risuonava il gorgoglio delle acque che scorrevano dalle fontane a forma di bocca di leone poste ai lati dell’ingresso fino ad alcuni piccoli canali.
Oggi, di questo posto monumentale con ampie colonne e circondato dai boschi, purtroppo non resta molto. Ma si è preda di un’illusione, visitandolo: che, cioè, la dea Mefite abbia saputo adattarsi, mutando forma e aspetto come l’acqua, e che sia rimasta in qualche modo legata a questi luoghi, portando con sé i desideri e le speranze di coloro che qui vennero ad adorarla, tanto tempo fa.