Un fruscio di vesti, il timido scalpiccio di piedi leggeri sul selciato di pietra e l’impercettibile suono di un sorriso appena increspato su labbra invisibili. È l’ombra trasparente di Siringa, la ninfa che ha deciso di (ri)vivere a Sant’Ilario, borgo antico a quasi 900 metri sul livello del mare, a 13 chilometri da Atella e immerso tra i boschi.
Questa presenza femminile si accosta – non vista – alle vecchie case, ai ruderi del castello e alla chiesetta.
In attesa.
Ma una magia si compie, ogni anno, la sera del 10 agosto quando Siringa riprende vita. Può farlo grazie a una scultura in canna dell’artista Franco Zaccagnino, che l’ha ritratta e “liberata” nel museo locale dell’Arte Arundiana.
Per comprendere il mistero di questa figura così legata al paesino di Sant’Ilario occorre raggiungere i boschi dell’Arcadia, dove Ovidio ne “Le Metamorfosi” narra la storia di questa naiade sorpresa, suo malgrado, dal dio Pan. La bellezza della ninfa era tale da sconvolgere la divinità delle selve che, colto da un odioso furore erotico, desiderò farla sua. Siringa, in preda alla disperazione provò a fuggire ma il dio Pan era più forte e più veloce di lei.
Nei pressi del fiume Ladone, invocò le Naiadi. Fu ascoltata e tramutata in canna mediterranea, l’arundo donax. Fu la sua salvezza ma aveva perso le sembianze umane.
Al dio Pan non restò che ascoltare il docile suono del vento che soffiava tra le piante. La melodia era così struggente che la divinità usò quelle stesse canne per forgiare la siringa, il suo strumento musicale più iconico.
La ninfa, però, non hai smesso di rimpiangere la sua vita umana. Finalmente, in una trasmigrazione lirica veicolata dall’arte, la donna canna riprende la vita che le è stata tolta all’interno del museo dell’Arte Arundiana. Lo fa compiendo un’altra metamorfosi: da scultura a donna. Libera.
Ogni 10 agosto, la naiade ritorna alla vita e s’innamora, un passo dopo l’altro, del borgo di Sant’Ilario e della natura intorno al punto da voler restare per sempre qui, in Basilicata, dove può cominciare a tessere una sua nuova storia tra l’affetto degli abitanti.
In questa mescolanza di sensazioni che riaffiorano, Siringa cerca e conosce lo scultore che l’ha forgiata e “liberata”, Franco Zaccagnino, per accompagnarlo allo scoperta della nuova scultura femminile che farà il suo ingresso nel museo dell’Arte Arundiana. Nella fatata cornice di Sant’Ilario.